Il padre della giovane studentessa 23enne, morta a Singapore lo scorso 29 dicembre, per le ferite riportate in seguito allo stupro subito sull’autobus da un gruppo di sei uomini, ha negato di aver autorizzato la inazione del nome della figlia. Il nome della studentessa, è apparso ieri sul domenicale del Daily Mirror. Secondo l’articolo apparso ieri sul giornale, l’uomo avrebbe dichiarato di voler rivelare il nome della figlia per “dare il coraggio ad altre donne sopravvissute a questo genere di violenza”, aggiungendo: “Vogliamo che il mondo conosca il suo vero nome. Mia figlia non ha fatto niente di sbagliato”. Oggi per la prima volta, gli stupratori compariranno davanti alla corte, dopo che la polizia ha ottenuto tutte le prove medico-legali del loro coinvolgimento nel crimine che ha messo l’India sotto choc. Il sesto uomo un giovane 17enne, comparirà invece davanti a un tribunale per minorenni.
I cinque uomini, che rischiano la pena di morte se riconosciuti colpevoli, devono anche rispondere al reato di sequestro di persona, rapina e cospirazione per la violenza commessa il 16 dicembre scorso su un autobus di Nuova Delhi. Il padre della vittima contattato dal quotidiano Hindustan Times, ha dichiarato: “Ho solo detto che non avrei avuto obiezioni se il governo decidesse di dare il nome di mia figlia a una nuova legge sui crimini contro le donne che sia più dura di quella esistente”.
Il nome della giovane, non è stato rivelato nel rispetto della legge indiana sugli abusi sessuali, che vieta l’identificazione delle vittime. “Voglio che mia figlia sia ricordata come una persona che potrebbe portare un cambiamento nella società e nelle leggi, e non come una vittima di un orribile crimine”, ha sottolineato il padre.
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