Per chi non lo conosce l’onorevole Nicola Cosentino è apparso come un ‘normale escluso della politica’, ma per i suoi fedelissimi e per chi abita e vive a Caserta sa bene che quella diplomazia nasconde tanta tanta rabbia. L’ex coordinatore regionale del Pdl Campania ha risposto a tutte le domande dei giornalisti anche quelle più sconvenienti circa la sua parentela con i boss della camorra. “Non può essere una mia colpa che uno dei miei 8 fratelli si è fidanzato, a 16 anni, con una ragazza che aveva un fratello piccolo, all’epoca 13enne, che poi da grande avrebbe deciso di fare il boss”. Il riferimento di Cosentino è quello notissimo a Giuseppe Russo, alias o’ Padrino. A difenderlo dal fiume di domande sui processi che lo vedono indagato anche i suoi avvocati: “Ci difendiamo nei processi e non dai processi. Non abbiamo mai formulato una richiesta di rinvio o invocato un legittimo impedimento, tranne quelle d’obbligo a causa degli scioperi degli avvocati.” “Non credo che meriti di andare in carcere – ha dichiarato Cosentino- Non sono preoccupato, perché non credo di dovermi preoccupare perché qualcuno vuol vedermi dentro. Non ho mai condizionato nessuno. E men che meno lo posso fare adesso. Sono tranquillo, ma se proprio mi dovesse capitare lo affronterò con serenità”. E alla domanda sul mistero delle liste della Pdl, l’onorevole ha risposto diplomaticamente: “Nessun mistero sulle liste, Nitto Palma ha consegnato le liste alle 5 in Corte di Appello”. Poi una giornalista gli ha chiesto di farsi un’autocrtica: “Se un’autocritica posso farmi è quella legata all’errore che forse ho compiuto di impegnarmi troppo per ribaltare dopo più di 10 anni una regione diventata rossa”.