Tre persone sono state condannate a morte questa mattina in Giappone. Si tratta delle prime esecuzioni sotto il nuovo governo conservatore di Shinzo Abe, insediatosi dopo le elezioni di dicembre. Il ministero della Giustizia, prima di eseguire le condanne, ha annunciato la gravità dei reati dei condannati. Si tratterebbe di reati per violenza e rapimento di minore, ed altri due per omicidi. Kaoru Kobayashi 44 anni, era stato condannato per aver rapito e violentato una bambina di sette anni, e spedì una fotografia del cadavere alla madre nel 2004. Il 29enne Masahiro Kanagawa ha pugnalato a morte un 72enne nel 2006 e quattro anni dopo uccise a coltellate un uomo e ferì altre sette persone in una stazione ferroviaria. Infine il 62enne Kano, 62, dopo aver scontato una pena di 15 anni di carcere per aver ucciso una donna nel 1983, strangolò per soldi nel 2002 il proprietario di un bar. Il Giappone, insieme agli Stati Uniti, è fra le poche democrazie di stampo occidentale dove è ancora in vigore la pena di morte, malgrado le pressioni internazionali per una moratoria. Al momento vi sono oltre 130 detenuti in attesa nel braccio della morte. Fra loro Shoko Asahara, e altri esponenti della setta Aum Shinrikyo da lui fondata, condannati alla pena capitale per l’attentato del 1995 con il gas sarin nella metropolitana di Tokio che causò 13 morti e migliaia di intossicati. “Ho ordinato le esecuzioni dopo un’attenta valutazione dei dossier”, ha affermato il ministro della Giustizia, Sadakazu Tanigaki, durante una conferenza stampa a Tokyo, in cui ha confermato che i tre condannati a morte sono stati impiccati al mattino.
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