Appuntamenti tra Genova e Barcellona per scambiarsi droga. Nomi in codice in modo da sviare gli inquirenti. Frasi senza senso, infatti, si sentono nelle intercettazioni del Gico della Guardia di finanza di Milano e della squadra mobile della questura di Genova, come il modo che utilizzavano per denominare l’hashish, “lavoratore”. Tuttavia, una volta decriptate, queste conversazioni hanno consentito di incastrare l’organizzazione criminale capace di importare oltre 400 kg di hashish destinati al mercato di Liguria, Sardegna e Piemonte. Le intercettazioni, avviate dal Gico milanese e dalla polizia genovese per diverse inchieste (Tourne’ e Jamaat, che significa ‘associazione’ in arabo) sono andate a sovrapporsi tanto che i finanzieri, impegnati in un’indagine su un’organizzazione criminale pakistana hanno ‘beccato’ la polizia genovese che stava ascoltando lo stesso soggetto. Da qui e’ nata l’inchiesta che ha portato all’arresto di cinque persone e all’emissione di altri cinque provvedimenti cautelari, due ai domiciliari e 3 obblighi di dimora. In carcere e’ finito Hassan el Alami, marocchino di 40 anni residente a Montechiaro d’Acqui (Alessandria) considerato capo dell’organizzazione che gestiva il traffico tra Marocco e Italia oltre ad altri 4 marocchini mentre i provvedimenti cautelari riguardano due genovesi e tre sardi. Altre sei ordinanze di custodia cautelare in carcere riguardano altrettanti marocchini latitanti. Nel corso dell’inchiesta, durata 1 anno e 4 mesi, sono stati sequestrati oltre 400 kg di hashish che, trasportati a bordo di traghetti fino a Barcellona, venivano importati attraverso la frontiera di Ventimiglia su camion carichi di frutta e verdura. Una volta a Genova, la droga veniva consegnata nel parcheggio di un noto ipermercato di mobili nell’hinterland genovese.
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