La crisi ha affondato tutti i settori e i tagli sembrano essere stati previsti e in alcuni casi già effettuati nella scuola, nella, sanità, nel sociale ma non ci sono cenni sulle riduzioni per le spese militari.
Secondo un rapporto del Sipri Istituto per la la pace di Stoccolma, l’Europa paga il doppio della spesa degli Stati Uniti d’America per mantenere i militari, anche in un momento di difficoltà e di crisi come quello che stiamo vivendo. I Governi , infatti, non fanno alcun cenno alla riduzione del badget per le spese militari. Dal 2008 a oggi, solo Gran Bretagna, Francia e Germania hanno ridotto il budget della Difesa del 5%. Il premier britannico Cameron, dal 2014, ha pianificato un taglio del 7,5% rispetto al 2011, ma ha imposto a tutti gli altri ministeri rinunce pari al 10% dei fondi. La crisi ha invece imposto una svolta a Irlanda, Grecia, Spagna e Italia. Ma spesso solo di circostanza.
Nel 2011, la Grecia deteneva ancora il primato europeo per la quota di spese destinate alla Difesa rispetto al Prodotto interno lordo (Pil): il 2,7%, comunque in lieve calo rispetto al 3,1% del 2008 (ultimi dati disponibili della Banca mondiale). In Italia, tanto per cambiare, nonostante il governo dei tecnici, i suicidi degli imprenditori e gli operai che salgono sulle gru, per il 2013 Roma ha aumentato il bilancio per la Difesa fino a 20,93 miliardi di euro, dai 19,96 miliardi del 2012.
Nel documento di previsione consegnato dal ministero della Difesa al parlamento italiano è indicata una spesa tra stipendi e pensioni 9,7 miliardi, in aumento rispetto ai 9,6 del 2012. Mentre 3,4 miliardi sono destinati a pagare le forniture di armamenti e sommando tutto al personale militare e civile, la cifra lievita con la guerra in Afghanistan. La situazione è ben presente sul tavolo Ue: serve un esercito unico europeo, ma come sempre quando si tratta di tagli pubblici che riguardano interessi privati, nessuno si muove.
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