Beppe Grillo accusa il mondo dell’informazione di essere sul libro paga dei partiti, ed è un fatto. Spezzo, in qualità di giornalista, una lancia a favore di Beppe Grillo, sottolineando che non è cosa giusta che venga definito dalla stampa “il comico”. C’è poco da ridere nel tutto, e resta il fatto che Grillo è un leader politico del movimento più votato alle elezioni. Quindi definirlo comico dimostra da parte della stampa disattenzione e superficialità. Grillo è straordinariamente attento alla comunicazione, in base al principio che dice: la miglior parola è quella non detta. Parlare solo di cosa giusta al momento giusto, eccezion fatta per il segretario che deve “diffondere il verbo” a partire dalla stampa estera. Attenti: stiamo parlando di strategia. Gli eletti del Movimento 5 Stelle sono giovanissimi e divisi tra ventenni e trentenni. Le donne, sia alla Camera che al Senato, rappresentano quasi il 40 per cento degli eletti. Per il 70 per cento gli eletti sono laureati o laureandi, e tecnici nel campo delle nuove tecnologie. Ovvero, professionalità proiettate nel sapere e prelevate dal circuito del precariato. Lo definireste comico chi ha messo in campo un disegno politico apparentemente, e solo apparentemente, di protesta? E’ stato stabilito da Beppe Grillo che con la stampa potranno parlare solo i capigruppo, ben inteso solo dopo essersi confrontati con gli eletti. Della serie: fate silenzio, non disturbate il conducente! E non è bizzarro questo modo di intendere la libertà di espressione perché l’espressione deve essere finalizzata ad un obiettivo. Grillo nel suo post dice ai suoi eletti di stare attenti, di non entrare nella fossa dei leoni, per non essere sbranati dagli intervistatori. Grillo è assennato, attento, lucido e non vuole dare il fianco. L’impostazione delle realtà avviene in tempo reale anche attraverso condivisione di proposte politiche e poi subitanee e repentine smentite. Furbesca l’idea di Grillo che afferma che i giornalisti sono pagati dai partiti. In corsa poi parte la sua requisitoria contro le Tv, in cui afferma a chiare lettere che è necessaria solo una televisione pubblica senza legami con i partiti politici e senza raccolta di pubblicità. Per le Tv private “è necessario rivedere anche i contratti di concessione per le televisioni private e definire un codice deontologico al quale devono attenersi”. Lo definireste ancora “un comico”? Beppe Grillo ha idee molto chiare ed obiettivi prefissati. Non sottovalutatelo …
Roberto Cristiano