“Quando l’anno scorso parlavamo di rottamazione molti pensavano fossimo matti. Davvero avete il coraggio di sfidare un’intera classe dirigente? Ma vi siete bevuti il cervello? Nell’anno trascorso è successo di tutto e oggi non c’è più bisogno di parlare di rottamazione: la vogliono tutti! Ogni giorno sui media o in rete ci sono nuovi sostenitori del ricambio totale. Bene così, non siamo gelosi”. Matteo Renzi, sindaco di Firenze, lancia la convention dei rottamatori a Firenze dal 28 al 30 ottobre. “Ma adesso noi sentiamo il bisogno di fare il salto di qualità. Non basta la rivendicazione anagrafica – aggiunge – e non basta dire che gli altri hanno fallito: è il momento di tirare fuori le idee. Almeno quelle. Lo faremo senza ricorrere al politichese, dicendo in modo crudo quello che pensiamo. E se qualcuno ci rimane male, pazienza! Non siamo messi bene, lo sappiamo, e l’Italia, Paese della bellezza, è assediato da volgarità e mediocrità”. Matteo Renzi vuole un bing bang, l’inizio di una nuova storia per il Pd e il Pasese. “Basta con i predicozzi di chi ha fallito e ha ridotto la storia a gossip. Basta con chi preferisce partecipare piuttosto che vincere e basta con chi quando per caso vince impallina gli alleati perché si trova meglio in piazza a manifestare che non al Governo per cambiare. Piaccia o non piaccia, ormai tocca alla nostra generazione. Non sappiamo quando, chi e come, ma i fatti di questi mesi dicono che tocca a noi. Tocca a noi, che veniamo da storie diverse ma siamo uniti dall’idea che l’Italia debba tornare a scommettere sul merito, sull’innovazione, sulle qualità. Noi che pensiamo che si possa trovare lavoro non perché si conosce qualcuno, ma perché si conosce qualcosa”. “Noi – prosegue ancora il giovane sindaco di Firenze – che consideriamo immorale che ogni italiano nasca già con più di trentamila euro di debito a testa per colpa della miopia di un’intera generazione di politici. Noi che vogliamo dimezzare i costi della politica e del sindacato, noi che vogliamo rivoluzionare un mondo universitario basato sulle baronie e sulle amicizie, noi che siamo già genitori e continuano a chiamarci ragazzi. Noi che vogliamo un servizio pubblico e non la Rai occupata dai partiti, noi cresciuti nell’apartheid dei diritti tra chi ha garanzie a tempo indeterminato e chi vive la precarietà permanente, noi che paghiamo le pensioni di oggi rischiando di non averle domani”. “Noi – prosegue Renzi in quello che sembra un vero e proprio manifesto politico – che mangiamo con la cultura, noi che viviamo connessi, noi che siamo cittadini del mondo orgogliosamente italiani, noi ci siamo”. L’appuntamento lo da nella sua Firenze e ci “ritroviamo senza simboli di partito e senza interventi triti e ritriti”. Ed eccolo il rottamatore chiedere al suo partito di smettere di “occuparsi di formule e alleanze, beghe e beghette e dica chiaramente che cosa farà quando andrà al Governo”. Promette che all’appuntamento di Firenze saranno presenti in tanti, volti noti e non, e “usciremo dalla Stazione con una sorpresa, una sorpresa diversa, coinvolgente e inedita”. “Dalla Leopolda 2011 usciremo con un carico di proposte, che forse faranno arrabbiare, pensare, discutere. Ma saranno proposte che parleranno dei problemi degli italiani, non delle ansie di una classe dirigente autoreferenziale che procede stanca sul vicolo del tramonto. C’è un sacco di bella gente che e’ delusa, schifata, colpita. Ma non rassegnata”.
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