La discesa in musica di un sociologo

Al Trianon di Napoli va oggi in scena Luigi Caramiello, con il suo spettacolo Un anima(le) nel vento. Canto di un sociologo errante del Sud. Caramiello è un docente di sociologia dell’arte e della letteratura alla Federico II e  opinionista televisivo, che così sintetizza questa  esperienza: “Ho sempre amato e studiato la musica non meno di quanto abbia studiato altre cose e i Rolling Stones e David Bowie hanno avuto nella mia formazione la stessa importanza di Marx, Adorno e Proust. Caramiello è inoltre giornalista professionista e regista scritturato RAI, esperto in problemi relativi all’informazione ed all’industria culturale e fortemente impegnato nel campo della formazione. Ha scritto e diretto per RAI 3  un ciclo di trasmissioni dedicato ad i diritti umani ed alla globalizzazione ed è stato cofondatore della celebre rassegna “Futuro Remoto”. Come opinionista e commentatore scrive per quotidiani come “Il Corriere della Sera”, “L’Unità” ed “Il Mattino”. In seguito ad un’esibizione per divertimento nell’ex chiesa di Sant’Eligio, Caramiello raccoglie  la sfida di interpretare suoi ed in venti giorni di ritiro ad Acciaroli ha scritto di getto i testi e le musiche dei pezzi dell’album Un anima(le) nel vento, accompagnato da alcuni amici, tra cui Piero De Asmundis, che ha curato anche gli arrangiamenti, ed Edoardo Bennato, che suona l’armonica in Ragazze d’Oriente”. Con l’intellettuale/musicista suoneranno  al Trianon: Aldo Capasso al basso, Federico Luongo alla chitarra e Luca Mignano alla batteria, con la partecipazione di alcuni rilevanti ospiti: Piero De Asmundis, Franco Del Prete, Carmine Giordano, Ciccio Merolla, Gennaro Romano e Marco Zurzolo. Le voci recitanti saranno di  Marina Cioppa, Milena Flaminio e Mariachiara Golia. La serata sarà un’escursione nelle emozioni, un itinerario estetico, un viaggio nei sentimenti, ma anche nella memoria, individuale e collettiva di un percorso che riguarda, allo stesso tempo, una possibile dimensione biografica, una vicenda personale, ma anche il modo di essere di un’epoca, di un mondo o forse di una città, che è Napoli, naturalmente, ma non solo. “Questo spettacolo”  sottolinea l’autore, “ può essere visto esattamente come la metafora di una vita: una vita di canzoni, un viaggio fra musiche e versi, scritti da me, ma anche fatto di reinterpretazioni di brani, più o meno celebri, abilmente rivisitati; un itinerario espressivo che prova a toccare tappe e snodi, caratteristici della storia di tutti e talune grandi e arcane domande, sulla maniera di funzionare di noi stessi e del mondo”. Il recital  ha anche la vocazione piacevole del “gioco”, dell’ironia e non propone alcun indiscutibile o monolitico “messaggio”: con un registro lieve e allegorico, preferisce, piuttosto, lanciare segnali, disseminare indizi, cercando di coinvolgere e divertire il pubblico.

Rosaria Palladino

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