Il Pdl chiede il ‘dimezzamento’ della condanna per concorso in associazione mafiosa. Nel testo presentato in Commissione Giustizia al Senato dal relatore pidiellino Giacomo Caliendo, si chiede che venga abolito il carcere e le intercettazioni “per chi svolge attività sotterranea di supporto ai componenti dell’associazione mafiosa. Si dovrà dimostrare che c’é un profitto”. Tra i condannati per concorso in associazione mafiosa, c’è anche Marcello Dell’Utri, esponente del Pdl e amico fraterno di Berlusconi. A conclusione del processo bis, la Corte d’appello di Palermo ha inflitto infatti a Dell’Utri una pena di 7 anni. Secondo i giudici avrebbe avuto infatti per oltre 30 anni rapporti con boss di prim’ordine come Stefano Bontade, Mimmo Teresi e Ignazio e Giovan Battista Pullarà, garantendo a Berlusconi, che in cambio avrebbe pagato fior di milioni, la protezione delle cosche.
La Legge attuale. La legge attualmente in vigore punisce il concorso in associazione mafiosa con condanne che possono arrivare fino ai 12 anni di carcere.
La proposta di modifica del Pdl. La norma potrebbe diventare ‘tipizzata’ nell’ordinamento con il progetto di legge da oggi all’esame della commissione Giustizia, su iniziativa del Pdl. Nel testo, infatti, si prevede l’introduzione di due nuovi articoli nel codice penale: il ‘379-ter’ e il ‘379-quater’. Il primo (“Favoreggiamento di associazioni di tipo mafioso”) prevede che chiunque, fuori dei casi di partecipazione alle associazioni di cui all’articolo 416-bis, agevoli deliberatamente la sopravvivenza, il consolidamento o l’espansione di un’associazione di tipo mafioso, anche straniera, è punito con la reclusione da uno a 5 anni. ll secondo (“Assistenza agli associati”) stabilisce che chiunque, fuori dei casi di concorso nel reato o di favoreggiamento, dia rifugio o fornisca vitto, ospitalità, mezzi di trasporto, strumenti di comunicazione a taluna delle persone che partecipino a un’associazione di tipo mafioso, anche straniera, al fine di trarne profitto, è punito con la reclusione da 3 mesi a 3 anni. La pena è aumentata se l’assistenza è prestata continuativamente. Si prevede invece l’ abrogazione dell’articolo 418 del codice penale. L’entrata in vigore di queste norme, comporterebbe conseguenze rilevanti, che potrebbero influenzare anche i processi in corso, in base al principio del ‘favor rei’: prima di tutto il concorso esterno verrebbe derubricato alla categoria ‘favoreggiamento’ e questo comporta di per sè una riduzione della pena che passerebbe infatti da un massimo di 12 anni a un massimo di 5 (cioè da 1 ai 5 anni). Il che significa che ci sarebbe uno stop alle intercettazioni visto che gli ascolti vengono consentiti in caso di reati per i quali sono previste condanne superiori ai 5 anni. Poi, per chi ‘supporta’ i componenti dell’associazione mafiosa, la pena fissata nel ddl va dai 3 mesi a 3 anni. E questo comporterà che non scatterà la custodia cautelare in carcere: il tetto perchè scatti, infatti, è di 4 anni. In più, perché si possa condannare il ‘sostenitore’ o ‘l’assistente’ esterno all’associazione mafiosa, si dovrà dimostrare che dalla sua azione si ricavi un profitto.
Pd, Lega e Sel, bocciano decreto ‘salva-Dell’Utri’. Ma la proposta del Pdl ha suscitato l’ira del Pd, della Lega e dei parlamentari di Sel. “Noi non siamo d’accordo su questa impostazione. E’ una materia molto delicata e questo è uno dei punti su cui non c’è accordo. Abbiamo una nostra proposta”, ha dichiarato Felice Casson, capogruppo Pd in commissione Giutizia al Senato. E sul fatto che la norma sia stata creata ad hoc per salvare Dell’Utri, Casson è chiaro: “I tempi saranno talmente lunghi che non salveranno assolutamente l’amico del Cavaliere”. Anche la Lega boccia il decreto ‘salva-Dell’Utri’. Secondo Nicola Molteni, capogruppo per la Lega Nord in Commissione Giustizia a Montecitorio, “la lotta alle mafie si fa aumentando le pene, rendendole più severe, non certamente riducendole”. Mano pesante anche di Sel. “La proposta del Pdl non è solo vergognosa ma, presentata alla vigilia della strage di Capaci, è immorale e rappresenta un’offesa a tutte le vittime della mafia e alla democrazia italiana”, ribadisce Francesco Forgione, responsabile giustizia della segreteria nazionale di Sel, già presidente della commissione parlamentare antima.