Sette anni di reclusione per Minetti, Mora e Fede, imputati nel processo sul caso Ruby. Forno ha inoltre chiesto che ognuno pagasse 35mila euro. Al termine della sua requisitoria il pm ha sottolineato che quanto emerso “comprova l’esistenza di quel sistema prostitutivo che giustifica le richieste di condanna”. Poco prima, il pm ha citato l’ex moglie di Berlusconi, Veronica Lario, riportando le frasi che la signora aveva scritto nel 2009, “molto prima che emergessero i fatti di cui noi ci occupiamo. La signora non poteva tollerare ‘un sistema di vergini in pasto al drago’”.
Fede e Mora solidali nel testare le ragazze. Nuovo atto del processo Ruby in cui sono imputati Lele Mora, Nicole Minetti ed Emilio Fede. L’ex agente dei vip è ora in aula per assistere alla requisitoria del pm Antonio Sangermano, “Karima è immatura e vulnerabile”, ha dichiarato il pubblico ministero in tribunale, aggiungendo che durante la sua testimonianza, ha spiegato che “Ruby si è contraddetta”, aggiungendo che “l’unico dato certo è che Ruby ha sempre negato di essersi prostituita e di avere avuto rapporti a pagamento con Silvio Berlusconi”. “Emilio Fede e Lele Mora – dice Sangermano – come due sodali, saggiavano la gradevolezza delle ragazze, facevano l’esamino per vedere se avevano anche una capacità socio-relazionale e poi le immettevano nel circuito delle serate ad Arcore, un circuito a cui non è sfuggita nemmeno Ruby. Hanno concorso all’intrusione di Ruby nel circuito”.
“Questo processo – ha sottolineato il pm – é stato dipinto come una farsa e una maxi intrusione nella vita di una persona e i magistrati sono stati dipinti come accaniti spioni”, ma “noi abbiamo adempiuto con onore al nostro dovere istituzionale”. Il pm ha più volte ribadito che gli inquirenti hanno indagato “per dovere istituzionale” e basandosi “sulle prove”. Abbiamo ricevuto – prosegue – una macroscopica notizia di reato, riguardante una ragazza minorenne che girava per le strade di Milano con pacchi di denaro, che frequentava alberghi di lusso, che viveva con una prostituta e andava a casa di un uomo ricco e potente da cui diceva di ricevere denaro dopo essere fuggita da una comunità. Era nostro dovere di indagare”.
“C’é qualcuno – ha detto ancora Sangermano – che, indossando come noi la toga, a fronte delle dichiarazioni di una minorenne, delle oggettive anomalie della notte del 27 maggio 2010, che sentendo Lele Mora dire nelle telefonate di inghindarsi con biancheria intima e la Minetti retribuire le ragazze, c’é qualcuno, ripeto, che avrebbe riattaccato la cornetta e si sarebbe tappato le orecchie senza indagare?. La legge impone di indagare ed esercitare l’azione penale. La legge Merlin è la madre di questo processo”. Il pm ha spiegato che tale legge a “distanza di 55 anni resiste intatta e ha mediato tra la libertà individuale di disporre del proprio corpo e il divieto assoluto di vendere la propria sessualità. L’interposizione di un terzo che istighi e sfrutti l’altrui sessualità non è lecita”.