E’ stata sottoposta a parto cesareo la giovane 22enne de El Salvador, che si era visto negare l’aborto nonostante la sua gravidanza a rischio. La giovane ‘Beatriz’, sta bene, ma la bambina è morta poche ore dopo la nascita. L’aborto è vietato in El salvador, in qualsiasi circostanza, e chi viola la legge è punibile con 50 anni di prigione. Beatriz, già madre di un bambino di un anno, aveva chiesto di poter interrompere la gravidanza dopo aver scoperto di essere affetta da lupus, e dopo che i medici avevano rivelato che la bambina che portava in grembo era affetta da anancefalia, una malformazione che comporta la parziale o totale assenza del cranio e dell’encefalo. Richiesta respinta, la scorsa settimana, dalla Corte suprema perchè “i diritti della madre non possono prevalere su quelli del nascituro”. Con il consenso del ministro della Sanità, Maria Isabel Rodriguez, i medici hanno quindi eseguito oggi un cesareo alla 26 settimana di gestazione: “E’ molto chiaro, questa volta, che l’intervento non è un aborto, ma un parto indotto, che è diverso”, aveva detto il ministro la scorsa settimana. La vicenda di Beatriz aveva conquistato l’attenzione internazionale, sollevando le proteste delle organizzazioni femminili e dei gruppi per i diritti umani: Amnesty International aveva definito vergognoso e discriminatorio il rifiuto della Corte suprema di autorizzare l’aborto a “una persona la cui vita è in pericolo”. Anche la Corte interamericana per i diritti umani aveva invitato le autorità a intervenire per tutelare la vita della donna: “Viste le condizioni di salute della madre, questa gravidanza è un rischio per la sua vita, un fatto che merita l’adozione di misure estreme e urgenti per tutelare il suo benessere”.
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