“C’è una nuova generazione che prova a prendere la leadership della politica e questo è un fatto importante perché invece l’attuale gruppo dirigente del partito è intriso di conservatorismo”, ha dichiarato il primo cittadino di Firenze Matteo Renzi. Nonostante non abbia ancora sciolto la riserva, sulla sua candidatura alla segreteria del Pd, sembra che stia già pensando alla squadra: “Voglio portare al Pd gente che fino ad oggi è stata lasciata fuori della porta: sindaci, presidenti di regione, giovani imprenditori. E comprendo che chi è abituato a vedere le cose sempre nello stesso modo, ad andare avanti solo con sindacalisti e funzionari, possa essere preoccupato dall’arrivo di questo mondo nel partito. Ma sarebbe sbagliato avere paura: in politica chi ha paura perde”. E non ha di certo timori Letta, il quale, anzi, è convinto che Renzi al Pd “garantisca il governo”. Ieri a Palazzo Vecchio Renzi e Letta si sono visti ed hanno discusso. “Io non voglio fare il segretario per avere nelle mie mani il destino del governo”, ha detto il sindaco a Letta. “Ricorda che sono una persona leale. Non fedele, ma leale”. E per questa ragione Renzi ha ribadito per l’ennesima volta a Letta: “Io ti darò una mano”. Poi, sempre per lealtà, ha aggiunto: “Però ricordati che il governo durerà solo se funzionerà. È nato da uno stato di necessità, ma si potrebbe trasformare questa situazione obbligata in un’opportunità”. Anche su questo Letta e il sindaco rottamatore si sono trovati d’accordo: “Sono io il primo a dirlo – ha ribadito Letta – vivacchiare non funziona e io non ho nessuna intenzione di vivacchiare”. Dunque, Letta ha dato la sua parola d’onore a Renzi che se deciderà di scendere in campo per la segreteria lui lo sosterrà: “Saresti un ottimo leader per risollevare il Pd”.
Come è ovvio, rimangono delle differenze tra i due. Caratteriali, innanzitutto. E non solo. Letta, per il ruolo che ricopre e il rapporto che per questo ha con Giorgio Napolitano, sponsorizza la Convenzione dei 35 saggi per le riforme, Renzi invece non crede a questo strumento. È convinto che non sia questa la via per raggiungere gli obiettivi più importanti, ma che anzi rappresenti un modo per «prendere tempo” e non fare quei “cambiamenti”e quelle “innovazioni” che secondo lui sono più che mai necessarie.
L’accordo raggiunto ieri, sicuramente, è già un passo avanti.