Giustizia: avvocati penalisti, politica ancora assoggettata a toghe

Scendono in campo gli avvocati penalisti. Obiettivo una raccolta firme per un referendum abrogativo in tema di giustizia proposti assieme al partito Radicale. Secondo i penalisti italiani se è “certamente vero che le condizioni politiche dell’attuale contesto rendono difficilmente praticabile un intervento organico che comprenda l’ineluttabile separazione delle carriere tra giudice e pm”, è “opportuno rammentare a tutti anche all’attuale ministro di Giustizia, che già nel 2000 dieci milioni di italiani l’hanno reclamata attraverso un referendum che fallì solo per l’ignavia ed il calcolo politico di alcuni che pure a parole si erano detti d’accordo, allora ed in seguito”. in un paese che più di tutti in Europa vede “uno squilibrio nei rapporti tra il giudiziario ed il legislativo, che tollera magistrati che scendono in politica da un giorno all’altro, che addirittura permette che si possa essere contemporaneamente capi partito e magistrati, come avvenuto ad Antonio Ingroia, che non ha una legge sulla responsabilità civile dei magistrati degna di questo nome, che lascia il principio di terzietà del giudice scritto in Costituzione del tutto inattuato, che, infine regala alla discrezionalità incontrollata delle Procure la gestione dell’azione penale attraverso l’uso ‘patologico’ della prescrizione durante le indagini preliminari, mentre tollera palesi invasioni in terreni di competenza governativa con provvedimenti che trascendono il singolo caso trattato per dedicarsi a questioni di carattere generale”.

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