Torino, maxiblitz antiprostituzione: 26 arresti

Maxioperazione antiprostituzione a Torino. Ventisei ordinanze di custodia cautelare sono scattate nei confronti di italiani e rumeni. 16 sono già in carcere, mentre 10 persone sono ricercate dalla polizia di Torino e dalla polizia romena per induzione, sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione e, in alcuni casi, anche per prostituzione minorile e violenza sessuale. Le ordinanze sono state eseguite tra Italia e Romania. Le indagini condotte dalla II Sezione Criminalità Straniera della Squadra Mobile di Torino – supportate da intercettazioni telefoniche – sono iniziate a seguito della denuncia di lesioni formalizzata dalla moglie romena di uno degli arrestati che disse di essere ripetutamente vittima, insieme al marito, di aggressioni da uomini di nazionalità albanese. A seguito degli accertamenti compiuti, gli investigatori hanno scoperto che, in realtà, la donna era sfruttata dal marito e che, a causa di mancati pagamenti dovuti da quest’ultimo alla criminalità albanese per l’esercizio della prostituzione in strada da parte della compagna, la malavita albanese aveva intrapreso ripetute ritorsioni nei confronti dei due. Da questo episodio è partita una profonda esplorazione relativa agli interessi connessi al controllo del territorio per l’esercizio della prostituzione a Torino che ha consentito di tracciare una mappa dei rapporti tra la criminalità romena e quella albanese nella gestione dello sfruttamento di giovani donne romene. In particolare, le indagini hanno tracciato uno schema dal quale è emerso che l’esercizio della prostituzione direttamente controllato dalla criminalità romena (in concorso, in questo caso, con cittadini italiani), presupponeva il pagamento a referenti albanesi di veri e propri ‘canoni di locazione’ per l’occupazione degli spazi in strada. Gli indagati gestivano tutte le attività connesse alla vita delle ragazze: reclutavano direttamente in Romania le giovani donne da avviare alla prostituzione, ne organizzavano i trasferimenti internazionali per portarle in Italia, trovavano loro le abitazioni e producevano documenti falsi da consegnare alle vittime. Infine, accompagnavano le ragazze direttamente in strada per farle prostituire, controllandone l’attività e definendo anche orari e tariffari. L’organizzazione aveva anche solidi e strutturati collegamenti in altri Paesi europei e gestendo anche la ‘mobilità’ internazionale delle vittime, che, ciclicamente, venivano costrette a spostarsi da uno Stato all’altro, verso la Spagna, l’Inghilterra e la Francia. Le indagini hanno inoltre evidenziato il sistematico ricorso alla violenza fisica da parte di molti indagati sulle ragazze per costringerle a prostituirsi. In particolare è emerso che uno degli arrestati dava direttive telefoniche perché venisse compiuto un vero e proprio rito d’iniziazione delle vittime a cui in alcuni casi erano coinvolti gli stessi familiari che poi usufruivano dei proventi dell’attività. Il volume d’affari complessivo gestito dagli arrestati è quantificato in milioni di euro.

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