Il non attenuarsi della crisi economica e la paura che essa sarà ancora molto lunga spinge le famiglie a risparmiare, ma sempre meno riescono a farlo. Di qui un “clima di scoraggiamento” e il timore per il futuro. L’immagine emerge dalla tradizionale indagine Acri-Ipsos condotta per la “Giornata mondiale del risparmio” secondo cui sono poco più di un terzo le famiglie che nel 2011 sono riuscite effettivamente a mettere da parte qualcosa: il 35% contro il 36% del 2010. Una percentuale che crolla al 25% al Sud.
Ma a crescere sono soprattutto i nuclei in “saldo negativo”, quelli cioè che per tirare avanti hanno dovuto mettere mano ai risparmi passati o a indebitarsi: sono il 29% del campione (40% nel Mezzogiorno) contro il 26% del 2010. Sono inoltre il 42%, contro il 36%, dell’anno scorso gli italiani che temono di non riuscire a risparmiare nel 2012 come in passato, mentre solo il 13% spera di risparmiare di più, il dato più basso mai registrato dall’indagine.
La crisi raffredda il tradizionale amore degli italiani per il “mattone”, mentre riaccende quello per i Bot grazie all’aumento dei tassi d’interesse. In generale, nel 2011 è tornata ad aumentare (dal 21 al 24%) la percentuale degli intervistati che preferisce investire una piccola parte dei propri risparmi, a discapito di chi sceglie di tenere i soldi in casa o sul conto corrente (64% contro 68% nel 2010).
La crisi morde, i consumi crollano:si compra soltanto l’indispensabile a partire dalle medicine. La riduzione della spesa riguarda anche quelle categorie come elettronica, telefonia e prodotti per la casa che lo scorso anno parevano essere state meno penalizzate dalla crisi.
La situazione di crisi continua ad abbattersi soprattutto sul fuori-casa (bar e ristoranti, cinema e teatro, viaggi): rispetto al 2010 un altro 12% di italiani ha ridotto questa tipologia di spese, portando il saldo negativo tra chi le ha aumentate e chi le ha tagliate da 40 a 52 punti percentuali.
La crisi preoccupa gli italiani e il 2011 si rivela l’anno peggiore del decennio. Un Paese che “sembra non reagire alla crisi, anzi la aggrava” e dove “si fa molto meno affidamento che in passato sulla ripresa globale”.
Un “crudo realismo, scevro di illusioni” prende il posto dell’ “attendismo prudente e preoccupato” registrato nel 2010.
Nel prossimo futuro non si “intravede nulla di positivo” e, anzi, si “avverte un progressivo peggioramento della situazione”.
E’ in questo quadro che il 50% degli italiani si dice pessimista rispetto al futuro, contro un 36% di ottimisti e un 14% di attendisti.
Il momento di andare i pensione spaventa gli italiani che temono di non riuscire a mantenere il proprio tenore di vita.
L’80% degli intervistati si dice “molto” (41%) o abbastanza (39%) preoccupato per il proprio futuro dopo il pensionamento.