“Questa volta siete stati bravi, da vent’anni sono in questa casa”. Il superlatitante Giovanni Arena si congratula con gli uomini della squadra mobile di Catania che lo hanno catturato alle due di questa notte in appartamento al secondo piano di uno stabile a pochi metri dal palazzo di cemento di Librino. Lo hanno trovato nascosto dietro un letto a ponte e per il boss sono subito scattate le manette. Secondo quanto si è appreso, era da solo. Giovanni Arena, 56 anni, ritenuto uno degli esponente di spicco di Cosa nostra e a capo dell’omonima famiglia mafiosa, era uno dei 30 latitanti più pericolosi d’Italia. Dal 1993 era uccel di bosco quando sfuggì all’ operazione Orsa maggiore contro la cosca Santapaola. In contumacia è stato condannato all’ergastolo per un omicidio commesso nel 1989. Su di lui pendevano diversi ordini di arresto,oltre che per associazione mafiosa, anche per detenzione di armi e traffico di droga.
Il blitz degli uomini della squadra mobile della Questura di Catania conferma la tesi che i boss non si allontanano molto dalla zona che controllano. Arena, come lo stesso latitante ha detto ai poliziotti, era da venti anni nel popoloso rione Librino, suo mandamento di riferimento. Giovanni Arena era irreperibile dal dicembre 1993 quando sfuggi al blitz ‘Orsa Maggiore’ contro Cosa nostra di Catania, un’ operazione ritenuta uno spartiacque nella lotta alla mafia nella provincia etnea coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia della locale Procura.
Ritenuto esponente di spicco dalla cosca Santapaola, e legatissimo alla “famiglia”, ha un curriculum mafioso di prim’ordine. E’ stato accusato di avere avuto un ruolo nell’attentato incendiario che il 18 gennaio 1990 distrusse la sede della Standa, allora di proprietà del gruppo Berlusconi, nella centrale via Etnea a Catania, lo stesso giorno dell’ arrivo della commissione antimafia in città. Da quell’accusa Arena, però, è stato prosciolto. Il 28 maggio 2003 è stato condannato all’ergastolo nel processo Orione 5, per l’uccisione di Maurizio Romeo, esponente della cosca rivale dei Ferrera, noti come ‘Cavaduzzu’, avvenuto ad Aci Castello il 31 ottobre 1989. E fare diventare Arena un mito negli ambienti del mondo mafioso è stata la sua lunga latitanza: 18 anni trascorsi ben protetto dalla famiglia, segno, sostengono, del suo inserimento a alti livelli nell’organizzazione. La sua famiglia, secondo l’accusa, avrebbe adesso una gestione autonoma, con il controllo del mercato dello spaccio di stupefacenti nel rione Librino, e in particolare del famigerato ‘Palazzo di cemento’ dello stesso quartiere che produrre un giro d’affari illecito da fatturati che la polizia ha più volte definiti vertiginosi.