Manovra. Via libera del Senato alle Commissioni. Calderoli: “I calciatori paghino il doppio”

In un’Aula semideserta, il Senato ha incardinato il testo della manovra economica varata dal Cdm il 13 agosto scorso. Il provvedimento è stato assegnato alle commissioni Affari costituzionali per i presupposti di costituzionalità e a quella di Bilancio in sede referente. Pochissimi i presenti a palazzo Madama. Oltre al sottosegretario del Pdl Alberto Giorgetti hanno risposto all’appello solo 11 senatori. Assente il presidente dell’Assemblea Renato Schifani. La seduta è stata presieduta dal democratico Vannino Citi.

Denuncia Giacomo Santini del Pdl: “Io sono venuto da Trento e mi pento di essere in politica quando vedo cose di questo genere”. Il senatore dell’Idv Stefano Pedica attacca: “In un momento per il paese come questo, il presidente Schifani doveva esserci”.

Intanto prosegue il bazar di contrattazioni sulle modifiche da apportare alla manovra. Il Pdl si dice pronto ad accettare qualsiasi “ipotesi migliorativa che dovesse emergere  in Parlamento” ma restano non negoziabili due punti “cifre e tempi del provvedimento”. Distinguo sui tagli ai Comuni emergono tra le file della Lega Nord ma a tenere banco in queste ore è il “contributo di solidarietà”. Contro questo provvedimento si schierano ora anche i calciatori italiani che minacciano lo sciopero perché non vogliono scucire un euro. Le stelle del calcio chiedono che siano le società a pagare l’eventuale contributo di solidarietà previsto dalla manovra aggiuntiva e non loro. Ma Calderoli non ci sta a questa ipotesi e va giù duro contro “la casta dei viziati”. “Se dovessero continuare a minacciare scioperi o ritorsione proporrò che come ai politici anche ai calciatori venga raddoppiata l’aliquota del contributo di solidarietà”. Per il ministro della Semplificazione normativa i calciatori non possono fare i capricci perché “se c’é qualcuno che dovrebbe pagarlo sono proprio loro che rappresentano la casta dei viziati”. Per fare cassa ed abolire questo odiato “contributo di solidarietà”, esponenti di punta del Pdl lanciano svariate proposte. Guido Crosetto, sottosegretario alla Difesa, ha trovata la soluzione nell’Iva. “Si aumenta di un punto percentuale quelle del 10 e del 20% lasciando invece ferma quella del 4% che ha un forte impatto sociale”. In questo modo, secondo Crosetto, il contributo di solidarietà si potrebbe facilmente eliminare in quanto “non serve a nulla perché colpisce la parte più ricca del Paese che è anche quella capace di mettere in moto o deprimere l’economia”. Secondo Formigoni andrebbero invece adottati immediatamente dei tagli allo Stato e mettere in vendita Rai, Poste Italiane e altri “asset pubblici”. Per il governatore della Lombardia questa è “una manovra centralista che segna la fine del federalismo”. L’ex ministro della Difesa, Antonio Martino, lancia l’idea di una marcia anti-fisco, “se il governo fa passare la manovra così com’è”, da organizzare a Roma nell’anniversario dei Tea party. La lotta all’evasione fiscale è rappresenta il nervo della proposta “choc” del senatore Pdl Raffaele Lauro, membro della commissione Affari Costituzionali e della commissione Antimafia. “Uno dei nodi irrisolti della manovra Tremonti è la lotta all’evasione fiscale, all’esportazione dei capitali e all’economia in nero. Le misure proposte risultano dei semplici palliativi, senza coraggio. Proporrò – annuncia Lauro – direttamente in aula, al Senato, un emendamento-choc, che paragona i grandi evasori, gli esportatori di capitali e i produttori in nero ai grandi criminali, con la sanzione della confisca totale dei beni, prevista dalle norme antimafia, compresi i capitali scudati”. “Basterebbe questa norma, di assoluta deterrenza e di pubblica moralità, a portare i recuperi ad almeno a 50 miliardi di euro, per anno, da destinare all’abbattimento del debito pubblico, altro che ticket sulle categorie meno abbienti per le prestazioni sanitarie. A differenza di quanto avviene nelle altre democrazie occidentali, dove un grande evasore fiscale, un esportatore di capitali all’estero e un produttore in nero vengono giudicati, dalla coscienza collettiva, come dei traditori della patria e dei criminali, nel nostro Paese residua una sorta di atavica indulgenza psicologica, che favorisce le aree di illegalità, nelle quali sguazza la criminalità organizzata”. Intanto il governo starebbe valutando l’ipotesi di tassare i capitali rientrati in Italia grazie allo scudo fiscale, come proposto dal Pd, ma l’accordo sulla percentuale per ora non c’è. Il centro destra parla di una cifra compresa fra l’1 e il 2%, il partito di Bersani vorrebbe una aliquota pari almeno al 15%. “Ci fa piacere che oggi sia il governo che l’opposizione si dichiarino favorevoli alla proposta dell’Italia dei Valori di chiedere un contributo di solidarietà a tutti gli evasori fiscali che, con un modesto 5% di tassazione, hanno fatto rientrare in Italia quasi 110 miliardi di euro di capitali illecitamente portati all’estero”, dice il capogruppo dell’Italia dei Valori alla Camera, Massimo Donadi. “Ancora più piacere ci avrebbe fatto che il Partito democratico riconoscesse che la proposta era partita da noi e non cercasse d’intestarsene la paternità”. “Ma al governo diciamo – conclude Donadi – che prevedere un prelievo dell’1 o 2 per cento sui capitali scudati, equivale a dare uno schiaffo a quegli italiani cui stiamo chiedendo enormi sacrifici”.

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