Anche Confesercenti va all’attacco della legge di stabilità. Secondo l’associazione delle piccole e medie imprese “il nuovo provvedimento è stata un’occasione in parte mancata, con scelte non all’altezza della lunghezza e gravità della crisi. E con un beneficio fiscale estremamente ridotto, che esclude lavoratori autonomi e piccole imprese per offrire ai soli 15,9 milioni di lavoratori dipendenti interessati dall’intervento (il 38% del totale dei contribuenti) sgravi medi di 8 euro al mese.
Ma l’esecutivo replica alle accuse aprendo a possibili modifiche: “Se si vuole tagliare la spesa e restituire potere d’acquisto alle imprese e alle famiglie qualcuno si arrabbia, perché la bacchetta magica non esiste e come dicono gli inglesi ‘non ci sono pasti gratis’”, dichiara il ministro Giovannini a “Omnibus” su La7. Il governo è disponibile a modifiche della legge di stabilità, anche per quanto riguarda la nuova stretta sui dipendenti pubblici che ha scatenato le polemiche dei sindacati, ha assicurato dal canto suo il ministro della Funzione pubblica, Gianpiero D’Alia, a “L’Economia Prima di Tutto” su Radio1 Rai.
“Il passaggio dall’Imu alla tassa sui servizi è epocale”, ha aggiunto Giovannini, spiegando che “la service tax fa un passo avanti rispetto alla classica imposta sulla casa che c’é in tutti i paesi perché fa pagare i servizi che i comuni offrono ai singoli cittadini”. “La crescita non la fa una legge di stabilità – ha sottolineato – oltretutto ricordo che questo è un disegno di legge, che questa è la proposta del governo che verrà discussa in Parlamento, quindi il percorso è ancora lungo e nulla è scritto sulla pietra”.
“La manovra può e deve essere migliorata, anche per quanto riguarda il settore del lavoro pubblico. Però per finanziare un rinnovo economico del contratto per esempio ci vorrebbero oltre 7 miliardi di euro nel triennio – ha spiegato D’Alia – E’ evidente che rispetto alle esigenze che il paese ha abbiamo dovuto fare una scala di priorità. C’è una base di risorse disponibili, ma considerando questo noi siamo assolutamente a riaprire la discussione: soprattutto sul taglio del 10% degli straordinari dei dipendenti pubblici si può aprire serenamente una discussione in Parlamento. Ma da qui a parlare di scioperi per decisioni già note da tempo mi sembra un po’ esagerato”.
“Il testo di legge non prevede la scossa necessaria per la ripresa – prosegue Confesercenti – non taglia le spese, non rianima i consumi, non spinge verso la creazione di nuova occupazione. Insufficiente l’intervento per le Pmi: nel commercio e nel turismo le imprese continuano a sparire al ritmo di 200 cessazioni al giorno, a fine 2013 avremo superato le 70mila chiusure”.
Secondo Confesercenti “si tratta di un’operazione che si caratterizza per la discriminazione fra tipologie di reddito, con un’odiosa penalizzazione a danno del lavoro autonomo, dei professionisti e delle piccole imprese, nonostante la grave difficoltà che stanno attraversando. Inoltre, l’intervento esclude da ogni beneficio gli incapienti, i contribuenti troppo poveri per fruire delle detrazioni d’imposta, e i 15 milioni di pensionati. Ossia, quei 25 milioni circa di contribuenti che più soffrono la crisi e che avrebbero tradotto in consumi e in aumento della domanda interna i benefici fiscali oggi negati”.