“Quota 100, al di là dei suoi aspetti positivi e negativi non ha superato la legge Monti-Fornero. Si è trattato di una misura che scade a fine 2021 e che è stata finanziata per soli tre anni. Questo Salvini lo sa.”, dichiara Cesare Damiano, già ministro del Lavoro e consigliere Inail, a proposito delle parole di Matteo Salvini su Quota 100. “Chiamarla Quota – continua – è, inoltre, improprio. Si tratta, invece, di una ‘finestra’ che richiede requisiti minimi fissi: 62 anni di età e 38 di contributi. Chi sta al di sotto di questi numeri in pensione non ci va; e sappiamo che difficilmente le lavoratrici arrivano ad avere 38 anni di contributi. Questo è sicuramente un aspetto negativo. Che fare allora, oltre alla solita propaganda? Suggerisco di rendere strutturale l’Ape Sociale e di allargare le tipologie dei lavori gravosi, anche includendo, ad esempio, chi è stato maggiormente esposto alla pandemia. L’età per andare in pensione per questa tipologia di lavori dovrà essere confermata e non prevedere penalizzazioni: 63 anni di età con un numero di contributi compreso tra i 30 anni (per disoccupati e lavoratori dell’edilizia) e i 36 anni. Un modo più equo di rendere accessibile a uomini e donne la flessibilità previdenziale. A queste ultime va anche riconosciuta una maggiorazione contributiva per i figli. Introdurre una misura di flessibilità pensionistica senza penalizzazioni per chi svolge lavori usuranti, gravosi, esposti o è disoccupato, è una misura sociale moderna e di equità.” “Per chi non rientra in queste categorie si può prevedere una penalizzazione del 2-3% per ogni anno di anticipo (proposta di legge 857/2013 Damiano-Gnecchi-Baretta). Mi auguro che questa discussione torni a essere svolta nel tavolo di confronto Governo-parti sociali e che sia sottratta al rischio di un approccio solamente propagandistico”.
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