Progetto Italia News è un media partner di ‘Arteperformingfestival’ ideato e realizzato dal curatore e critico d’arte Gianni Nappa. Intervistiamo il suo ideatore e realizzatore, a dieci giorni dall’inizio della seconda edizione del festival, che esporrà opere di artisti nazionali ed internazionali a Castel dell’Ovo, a Napoli, fino al 7 agosto prossimo.
Artperformingfestival nasce nel 2015 dall’idea di Nappa tesa a realizzare un contenitore delle arti performative, visuali e contemporanee a Napoli.
L’arte vista dal basso con la costruzione di una rete tra operatori, spazi, luoghi, Enti, istituzioni e associazioni per fornire la città di un appuntamento annuale che sappia esprimere ancora il valore dell’opera d’arte fuori dalle logiche speculative del mercato cresciuto negli ultimi venti anni.
Mercato che si esprime senza attenzione alle ‘spinte dal basso’ di una creatività che nell’area mediterranea del sud del mondo paga il dazio di un indotto industriale ed espositivo che si fonda esclusivamente sull’individualità e sul profitto sicuro.
Arteperformingfestival contribuisce a ‘contaminare’ positivamente di contemporaneità sedi prestigiose come Castel dell’Ovo, rendendo la città un polo culturale, punto di riferimento e di riconoscimento per tutti, aiutando ognuno a guardare la realtà con uno sguardo nuovo che renda possibile l’intreccio tra Arte e quotidianità. Intreccio sublimato nel processo creativo con l’Arte, che denuncia da una parte, e dall’altra offre una via di fuga. Ovviamente penso ai temi ‘Madre Terra’ e ‘Mediterraneo’. Condivide questa mia interpretazione?
I temi scelti per questa edizione sono di comune patrimonio della società contemporanea, e il festival è una rete tra luoghi antichi e azioni contemporanee. Una città sempre in movimento, con alla base una lunghissima tradizione di accoglienza che rende unica la sua natura di stratificazioni architettoniche che poi, non sono altro che il frutto di quelle genetiche che hanno in ogni tempo vissuto una contemporaneità contaminata dalle tante culture che l’hanno costruita. In definitiva Artperformingfestival è la stessa cosa, un incontrarsi in contaminazioni di linguaggi d’arte e culture diverse che ne fanno una rete nella quale abiteranno ‘i cittadini napoletani e non’ che vivranno le energie e pulsioni critiche verso la società attuale. La Città è sicuramente un polo culturale per il mondo, e non poteva, quindi mancare un festival che sapesse offrire la contemporaneità dell’arte con 15 giorni di performances continue che produrranno energie ed emozioni in tanti luoghi e saranno una offerta sull’attualità dell’arte italiana ed internazionale.
Parto da una dichiarazione di Guido Cabib, direttore artistico del Museo Civico Gaetano Filangieri, per parlare del legame che dovrebbe coniugare ‘Arte ed Economia’: ‘Non c’è interesse della classe imprenditoriale, nessuno ve lo assicuro; non c’è dialogo tra le varie istituzioni culturali per creare una promozione comune, una programmazione comune, anzi c’è una insana competizione fatta su numeri che nel 90% per cento sono gonfiati; dopo la riforma Franceschini si stanno creando categorie museali e culturali, sino a ieri sconosciute: I grandi, i medi ed i piccoli, dove il grande mangia tutto e porta alla distruzione, e non allo scopo primo, di una sana ‘Industria Culturale’. Una filosofia – massimo profitto minimo costo – che serve ad arricchire pochi ed ad impoverire materialmente ed intellettualmente tutti gli altri. Siamo passati ad una Cultura di elite ad una cultura di massa , ma senza scopo!’. Durissima la dichiarazione di Cabib. Lei è ideatore di Arteperformingfestival e non parliamo, quindi, di una categoria museale, ma di Arte Contemporanea rivolta al pubblico, ovvero, alla massa’. Condivide quanto affermato dal direttore artistico del Museo Filangieri?.
Cabib è un operatore sensibile e formato sulla strada dell’impresa d’arte offrendo la sua passione e competenza prima alla città con i suoi spazi d’arte e poi in Italia a Milano con ‘The Format’, con il comun denominatore di scovare gli emergenti di valore. Quindi l’amore per l’arte lo porta a fare una analisi dura, ma reale, leggendo una dinamica che spesso passa al di sopra degli interessi collettivi, ma che ad un operatore non possono non indicare che intraprendere nell’arte contemporanea è da folli, in un momento come questo di congiuntura sfavorevole e dove la classe dirigente si preoccupa solo del profitto personale. Il festival parte dal basso e propone artisti emergenti, quindi non ancora interessanti per un mercato ormai speculativo e rivolto solo all’alta finanza, quindi la mia idea è quella di aiutare alla costruzione di un mercato rinnovato dove i giovani collezionisti, possano investire in qualità, senza dover affrontare grandi spese; diventare così loro stessi i promotori.
Gli artisti presenti al festival sono stati selezionati su tutto il territorio nazionale ed all’estero, coincidendo con il variegato panorama delle personalità artistiche, e collegandosi con l’interazione degli eventi collaterali, rappresentativi di altre forme d’Arte. Tutti gli artisti sono accomunati da percorsi e ricerche trasversali, materiali ed immateriali, per un sentire comune ed universale. Nell’esposizione di un gran numero di opere vi è la messa in scena di una soglia e di un’interazione: la soglia riguarda l’apparire dell’opera come oggetto visibile, con la sua poetica e la sua espressione; l’interazione è rappresentata dallo spettatore che ne fruisce. L’Arte Contemporanea cede, o non cede, il posto all’affermazione dell’Io creatore dell’artista e del suo sentire?.
L’arte sempre comporta una interazione tra atto creativo e fruizione emozionale, che si traduce anche attualmente in strati sociali culturalmente preparati ad avvicinarsi alla nuova interdisciplinarità che gli artisti dell’ultimo decennio stanno affrontando, recuperando il dono del sapere, del pensare e dell’agire, che seguendo una continua sperimentazione, oggi sta cercando maggiore adesione ai temi collettivi, e si esprime con strumenti e linguaggi differenti in una continua ricerca che non muove verso l’estetica ed il bello, ma cerca la criticità verso un sistema e ne sottolinea le crepe e fratture con la massa. L’opera d’arte ancora oggi, contiene sempre un ‘bello’ che se non attiene più al dettato crociano, è piuttosto figlio di una nuova coscienza dell’essere parte viva della società.
Le opere si distinguono per la forza comunicativa dell’artista che lo pongono al di sopra del quotidiano. Ogni opera è oggetto narrante, portavoce di un messaggio carico di significati e di attualità, espressione della realtà che stiamo vivendo e che spesso ci sembra di guardare attraverso specchi deformanti. Parliamo della condizione dell’artista che, trovandosi in una situazione di sospensione, e sostando su una soglia da cui guardare il mondo, vive artisticamente ‘Un alto sentire’. Lei ha inserito nel tema ‘Femminile’ opere che riguardano le relazioni gender. Il top della contemporaneità. Mi spiega le motivazioni di questa scelta?
E’ il cammino di intere generazioni che si stanno formando con una spinta di autodeterminazione verso la risoluzione delle chiusure verso le differenze e quindi io, come curatore, non posso non inserire l’attualità, la lettura di artisti che, sulla propria o altrui condizione, pongono visioni di poetica cruda, che esalta la preparazione culturale dell’artista e ne sottolinea il cammino in una società forse non del tutto pronta al gender ed a qualsiasi realtà che ne mina le sicurezze dogmatiche imposte dalla fede e dalle politiche che spesso appoggiano mediaticamente manifestazioni e cortei, ma nel legiferare sono ancora ai tempi della prima repubblica. L’artista esprime la libera capacità di interpretazione della vita e dell’io, e ne porge una visione al di sopra di speculazioni che scende in profondità.
Il panorama dell’Arte Contemporanea è complesso ed eterogeneo, poiché esprime una molteplicità di linguaggi che richiedono un’attenta informazione sulle dinamiche che determinano il susseguirsi degli eventi. Lei è alla seconda edizione di Arteperforminfestival che ha organizzato con impegno e sforzi per promuovere alternarsi di idee, di ricerche, di sperimentazioni e di impulsi creativi non comuni. Intimamente e professionalmente che risultato aspetta da questa seconda edizione?.
Lo stesso della prima edizione, presentare artisti emergenti e costruire un format che sappia diventare punto di riferimento nel panorama internazionale delle performances d’arte contemporanea. La seconda edizione fornirà un cartellone intenso e qualitativo, prodotto delle scelte curatoriali e da una città che cresce in attenzione verso la manifestazione.
Un’opera d’arte in casa o in ufficio comporta un personale godimento, insieme all’apprezzamento sociale. Se il collezionismo ha sempre più a che fare con la mondanità, è soprattutto la passione, unita a uno sguardo razionale e preparato, che permette di fare acquisti sensati. Oltre a un’opportunità per diversificare gli investimenti, l’arte moderna e contemporanea regala a volte soddisfazioni in termini di rivalutazione. Gli aspetti pratici dell’investimento in beni artistici riguardano la fiscalità: in particolare, nel caso di eredità o passaggi di successione, le opere d’arte non vengono tassate. Poi molti non sanno che per pagare le tasse di successione si possono fare valutare le proprie opere d’arte e donarle allo Stato. In più, in Italia non c’è una tassa sulle plusvalenze derivanti dalla compravendita delle opere d’arte. Cosa mi dice, da questo punto di vista, riguardo agli acquirenti? In che modo vengono stimolati a fare acquisti?.
La prima offerta è l’esposizione a Castel dell’Ovo e questa edizione ci sono oltre quaranta artisti internazionali e italiani, quasi tutti emergenti se non nel mercato, nella storicizzazione anche per i dati anagrafici. Nel meridione vige ancora un diffuso sentore della classicità dell’arte, e un esiguo numero di forti collezionisti di arte contemporanea. Ma dipende anche dalla situazione di difesa che gli acquirenti mettono in pratica di fronte ad opere di non sicura rivalutazione, anche se apprezzate. Il nostro compito è creare, come già ho detto, una nuova generazione di collezionisti, spronando all’avvicinarsi a contesti come il festival che non essendo frutto di gallerie, offre una libera scelta delle evidenze qualitative nel panorama nazionale ed internazionale.
Un’ultima domanda: ‘Il nome Arteperformingfestival che significa e da chi è stato creato?’.
Lo ho creato io per la musicalità e perché a me viene di dirlo tutto in un fiato, e poi perché quando tre anni fa ho ricercato sul web tutte le evidenze della parola performing, che in italiano significa l’esecuzione, e quindi si lega al momento, non trovai molto a parte un festival asiatico. Oggi forse, anche per il web la parola performing si trova ovunque e quindi ho avuto la giusta intuizione.
Roberto Cristiano