L’intervento di riqualificazione realizzato da istituzioni pubblico-private e associazioni del quartiere
Restituite alla bellezza originaria le due fontane cinquecentesche di Forcella.
Le fontane, dette la “Scapigliata” e il “Capone”, sono state oggetto di un accurato e attento intervento di ripulitura completa, curato da una ditta specializzata nel restauro, che ha, tra l’altro, rimosso tutti i graffiti vandalici che si sono accumulati nel tempo.
L’intervento rientra nelle azioni di progettazione di sistemazione e riqualificazione della zona di piazza Vincenzo Calenda e delle sue adiacenze, promosse dal partenariato costituito dalla fondazione Trianon Viviani, L’Altra Napoli onlus, l’associazione Agora e l’associazione dei commercianti del territorio A’Forcella, sotto la supervisione dell’assessorato al Verde urbano del Comune di Napoli e della Soprintendenza Archeologia, Belle arti per il comune di Napoli.
L’azione, dal valore fortemente simbolico, testimonia, in un periodo difficile e cupo, la volontà dei soggetti impegnati su territorio a riavviare insieme processi virtuosi in sintonia con il quartiere: «con il recupero delle due fontane – affermano i promotori – si arricchisce di un altro tassello la speranza del rilancio di Forcella e di Napoli».
Le fontane sono collocate vicine a piazzetta Forcella, lo slargo di via Egiziaca a Forcella di fronte all’ingresso principale dell’attuale ospedale Ascalesi e adiacenti al complesso dell’Annunziata. Furono realizzate nel 1541 da Giovanni Merliano, meglio noto come Giovanni da Nola, uno dei maggiori architetti e scultori del Seicento, per volontà del vicerè don Pedro de Toledo. nell’àmbito di importanti lavori di monumentalizzazione urbana che interessarono anche la rimodulazione di alcuni spazî dell’antico complesso dell’Annunziata, nel luogo dove un tempo sorgevano i lavaturi della Santa Casa, alimentati, così come i due mulini adiacenti, dall’antichissimo acquedotto della Bolla.
Al centro della fontana della Scapigliata fu posizionato un enorme scoglio in pietra lavica dal quale sgorgavano numerosi zampilli d’acqua, che, nel ricadere, ricordavano il morbido movimento di lunghe chiome “scompigliate”: da qui l’appellativo popolare della “Scapigliata”, ricordata anche da Camillo Napoleone Sasso nel 1856: “Nel fonte entra l’acqua per più cannoli, ma quello che fu ben immaginato dall’architetto è lo scoglio che nel centro è situato, dal quale esce con tanta abbondanza l’acqua in mirabile artificio in modo che sembra un padiglione: dall’acqua sì sgorgante il volgo gli dette il nome di Scapigliata. Il fonte di marmo sottoposto è grandissimo per dar comodo al popolo di colà di lavare i panni lini”. Successivamente, durante i lavori del Risanamento di fine Ottocento, il maestoso scoglio che troneggiava al centro della fontana, fu sostituito da una colonna sulla quale fu collocato lo stemma marmoreo del Comune di Napoli.
Il “Capone”, così detto per l’enorme testa dalla quale sgorga l’acqua, sorge a ridosso del muro perimetrale del complesso dell’Annunziata, secondo il gusto cinquecentesco di addossare le fontane a edificî pubblici. Accanto al mascherone di marmo bianco ve ne erano altri due similari, ma in bronzo e sfortunatamente andati perduti nel corso dei secoli.