E’ stata inaugurata la mostra collettiva ‘Orietur in tenebris lux tua’, che resterà visibile fino al 3 gennaio 2016, presso la presso la Sala Orsini di Palazzo Chigi a Fromello (RM). L’evento è ideato e organizzato dall’Associazione M.F. eventi e viene curato da Monica Ferrarini. La mostra ha il patrocinio del Comune di Formello, dell’Assessorato alla Cultura, del Museo dell’Agro Veientano, del Club Unesco di Roma e dell’Istituto Universitario Nicolaus. Il titolo della mostra è un chiaro riferimento ad una frase biblica del profeta Isaia: ‘Orietur in tenebris lux tua’, ovvero, ‘Nascerà in mezzo all’oscurità la tua luce’. Un messaggio di positività e d’amore che ben si sposa con il periodo natalizio e che vuole essere un monito per la fondamentale ricerca della nostra spiritualità ed intima essenza. Al di là di ogni religione l’uomo ha da sempre necessità di ricercare qualcosa di trascendente e divino e quella luce che gli illumini la strada della vita in modo da trovare risposte. L’arte diventa quindi veicolo di riconciliazione spirituale perché è in grado di oltrepassare i limiti naturali attraverso la trascendenza. La notte oscura dell’anima potrà essere illuminata da una ‘Luce’ incommensurabile che verrà, in un giorno lontano e indefinito, ad illuminare la nostre miserie. L’artista che sogna con visione confusa di allegria e di armonia sovrumana può, anche, intuire lo splendore, al di là delle tenebre e della cupa tristezza del caos ove confusamente si agita. In quell’attimo congelato, attimo della creazione, può arrivare la linea d’orizzonte della vita che si infiamma lasciando intravedere qualcosa di meglio e di più perfetto. Nel nostro mondo contemporaneo ad uno ad uno gli uomini accecati lasciano i loro nascondigli per immergersi nel caos umano, che altro non è che un immenso mattatoio, definitivamente fissato in una laguna di tempo che riflette un mondo sempre, e perennemente, identico. Sempre lo stesso, con i suoi abitanti che sono senza volto e senza identità. L’artista può essere sì stato spazzato via, ma può rinascere subitaneamente, attraverso la sua creazione, in una grotta di cielo. In quel preciso momento interviene una ‘magia’ che neppure lo sfrenato materialismo del nostro tempo riesce a spegnere. È uno spazio di raccoglimento interiore da conquistare nel ritmo frenetico quotidiano. Ritmo frenetico che ci spinge a trascorrere la maggior parte della nostra vita inseguendo il mondo, sempre proiettati verso l’esterno, verso una meta da raggiungere, dimenticandoci di noi stessi e del mondo che ci circonda. L’artista nel momento ‘magico’ si distacca attraverso una sua creazione che consegna al pubblico, al fruitore, allo spettatore. Un artista che crea giammai potrà essere il critico della sua creazione. Tocca al fruitore riuscire a cogliere, individualmente, lo spirito immateriale della creazione. Nel momento in cui viene osservata l’opera l’artista scompare ma, al tempo stesso, comunica in modo silente la sua anima. Compito di colui che guarda è riuscire a cogliere l’essenza profonda dell’opera per farlo diventare il veicolo, ed il vettore, della ‘Luce’ spirituale. Gli artisti partecipanti a ‘Orietur in tenebris lux tua’ sono Daniela Avaltroni, Antonella Carraro, Roberto Castellucci, Gioppo Croci, Emanuela D’Amario, Antonietta D’Amico, Mario Fommei, Stefano Ortolani, Guido Pettenò, Marta Reyes, Minori Shimizu, Roberto Servi, Mauro Severoni e Monika Walter. Molto interessante ‘Cristogramma 1’, acrilico su tela di Roberto Castellucci che richiama i grafici economici e gli istogrammi, simbolo di una società moderna dove tutto viene materializzato e valutato in base al suo peso economico. Significativa, a fondo sala, quasi fosse un termine di compendio della mostra, ‘Paradise Lost’ di Gioppo Croci, opera ispirata a ‘Paradiso Perduto’ di John Milton, realizzata attraverso una tecnica mista con legno, bitume e led. L’opera rappresenta, e non a caso, l’eterno contrasto tra bene e male, ben raffigurato dall’immagine di una mela. Ovviamente simboleggia, esotericamente, la sintesi e l’equilibrio degli opposti. In fondo il raggiungimento dell’equilibrio, ontico ed ontologico, è lo scopo supremo della vita terrena. Immaginate, ad esempio, uno spazio bianco, posto in alto, che si collega ad uno spazio nero, posto in basso. Chi può congiungerli realmente e significativamente è una linea rossa che potremo definire, se lo vogliamo, e per grosse linee, eterica. A condizione che la parte ‘nera’ sia stata adeguatamente sgrossata e purificata. La purificazione dell’io è il punto basilare per conseguire una evoluzione umana, artistica e spirituale.
Roberto Cristiano