‘Sguardi la natura parla’, fino al 13 dicembre prossimo, a Formello alla Sala Orsini di Palazzo Chigi, in collaborazione con il Comune di Formello e la Biblioteca Comunale. Ad ampliare la manifestazione natalizia l’artista Lucia Amadio ci offre un ampio sguardo sulla natura con animali fantastici, animali realistici e composizioni decorative. Tema principale della mostra di Amadio è quello della ‘mimesi’, o ‘mimetismo’, con l’abilità di confondere la vista del predatore, o della preda, nel tentativo di scomparire. La grande e tenace volontà di sopravvivere ha ispirato l’artista con le fantastiche e bizzarre forme del bruco criptico, le ombreggiate di una roccia dove un lupo è in agguato. Una fusione dove fauna e flora entrano in simbiosi e si usano, si assorbono e si interpretano, e dove Lucia ci regala la poesia della mimesi. Il termine mimèsi ha il significato generico di imitazione, riproduzione, con la derivazione di ‘rappresento e mimo’, acquistando il senso specifico di rappresentazione teatrale. Per Platone occorre distinguere la produzione di false immagini che imitano le cose, e la produzione delle cose stesse come simulacri che imitano la realtà delle forme ideali. La mimesi è un’attività che riguarda sia gli uomini, quando producono ad esempio i dipinti, sia gli dei quando creano i sogni. La mimesi umana va poi distinta in ‘icastica’ quando le immagini riproducono fedelmente il modello, e in ‘ fantastica’ quando produce copie illusorie che si ottengono, ad esempio nella pittura ad ombre, utilizzando anche la prospettiva per ingannare lo spettatore.. In realtà Platone più che di imitazione preferiva parlare di partecipazione delle cose alle idee, volendo affermare il principio della razionalità nella costituzione divina del mondo. Platone spiega poi, tramite un semplice esempio, quanti tipi di mimesi sussistono se ci si riferisce ad esempio all’idea di letto che è la vera realtà dell’oggetto. Vi è poi il letto costruito da un artigiano che lo fabbrica sulla base del modello ideale, e infine il letto come lo dipinge fantasticamente un pittore. Vi sono dunque tre artefici: ‘Un dio che produce l’idea-letto, un dio Demiurgo che, come un artigiano, produce la cosa letto sul modello dell’idea e infine un pittore-imitatore che appunto imita, senza riferirsi all’idea-letto, ovvero, il letto che ha fabbricato il falegname’. Aristotele, invece, non aderisce alla condizionata condanna platonica dell’imitazione, ma la rivaluta concependola come una tecnica che contiene valori tali da formare una copia che, pur materiale, corrisponde tuttavia allo spirito dell’artista. Secondo Aristotele nella imitazione vi sono tre diversi gradi: ‘O si imitano le cose come sono, o si imitano come sembra che siano, o si imitano come debbono essere’. Egli distingue la mimesi diretta, ma nella imitazione egli annovera anche arti diverse da quelle contenenti un valore essenzialmente estetico di bellezza, e non la riduce alla rappresentazione delle cose naturali, ma la intende come un utile operare simile a quello effettuato dalla natura stessa. Nel concetto di mimesi non ci sono regole e imitatori poiché il genio è la felice sintesi di immaginazione e intelletto, di spontaneità e regole non scritte, per cui l’artista gode di un’assoluta libertà creativa dove l’intelletto è presente ma non più come costrizione razionale, ma come capacità di realizzare l’opera secondo il proprio naturale gusto estetico.
Roberto Cristiano