A Messina ci sono 22 pediatri del sistema sanitario nazionale e una sta per essere inserita. Si arriverà al numero di 23, mentre due stanno per andare in pensione. Una a maggio e una a novembre. Il rapporto giudicato ottimale è quello di un pediatra ogni 600 bambini dell’età da 0 a 5 anni (5 anni e 364 giorni). Da parte sua, l’Asp potrebbe procedere a definire il territorio zona carente, previo parere del Comitato aziendale. In Calabria, ad esempio, sono state individuate zone carenti straordinarie. E questa opzione consente l’apertura di nuovi studi medici.
I diversi pensionamenti hanno provocato problemi. La concorrenza fa bene e una migliore distribuzione nel territorio è un elemento positivo, con una maggiore presenza di colleghi. Si lavora meglio, con più serenità. Succede così che 22 su 23 superino il massimale, che per la convenzione è di 880 pazienti a pediatra. In sei superano i mille.
Il problema a novembre è stato sollevato con un appello al sindaco da parte del consigliere di Ora Sicilia Giandomenico La Fauci: “Dall’1 settembre molti bambini messinesi sono senza pediatri del Sistema sanitario nazionale. Il motivo è legato al pensionamento di tanti professionisti, che saranno seguiti da altri. Dalle segnalazioni ricevute e da una ricerca personale, poi, è stato possibile comprendere che l’Asp non rimpiazza in maniera automatica i medici andati in pensione con nuovi colleghi. Una circostanza, magari frutto di lentezza burocratica, la cui motivazione andrebbe immediatamente chiarita”.
Poi, l’appello di una lettrice: “A Messina chi ha bisogno di prendere un pediatra convenzionato praticamente non può. Sono pochissimi e tutti con liste al completo e man mano vanno in pensione”.
Tito Barbagiovanni, segretario della Fimp (Federazione italiana medici pediatri) di Messina, rassicura: “Il problema è superato grazie alla modifica di un articolo dell’accordo collettivo nazionale. Ora, nel momento in cui un pediatra va in pensione, ne subentra un altro. Ciò consente di far fronte subito alla carenza assistenziale. Prova ne sia che a febbraio è andato in pensione un pediatra e subito ne è stato assunto un altro (con un incarico temporaneo di sei mesi, n.d.r.)”. La provvisorietà non aiuta a fare una scelta serena, soprattutto quando si affrontano patologie croniche. E i genitori di bambini dai sei anni in poi, spesso, sono costretti a iscriverli con il medico di base.
Di sicuro, diventa fondamentale risolvere la carenza strutturale per evitare, come capita anche in provincia, che più persone ricorrano al pediatra privato o affollino il pronto soccorso.