Novanta euro. È l’importo del canone Rai. Tra i più bassi rispetto alle “sorelle” del servizio pubblico europeo. E tra fondo per il pluralismo, prelievo forfettario, tasse di concessione e Iva, alla Rai ne arrivano circa 75. E poi la raccolta pubblicitaria, gravata da tetti che presto – in forza di decreti attuativi relativi al recepimento di normative europee – potrebbero diventare più alti con una diminuzione delle entrate di circa 150 milioni l’anno a vantaggio della concorrenza tv, a partire da Mediaset. Di questo, di risorse e della “sopravvivenza” del servizio pubblico si parlerà molto presto in Parlamento. A quanto apprende AdgInforma, infatti, la commissione di Vigilanza sulla Rai ha deciso di accettare la proposta di Carlo Fuortes, per un’audizione monotematica sulle risorse Rai. Un’audizione già calendarizzata a metà ottobre 2021, quando il nuovo ad Rai avrà avuto il tempo di studiare bene i dossier che girano intorno alle entrate e alle uscite dell’Azienda.
Fuortes nella sua prima uscita a San Macuto non ha certo avuto peli sulla lingua. “La qualità del prodotto è il valore di un’azienda culturale ed è la priorità assoluta”, ha premesso. Ma questo prodotto – ha avvertito – non si può finanziare in perdita “in un’azienda no profit che mira al pareggio e non ha utili”. Quelle perdite “diventano abbattimento patrimonio e indebitamento”. “Un indebitamento – ha sottolineato – che negli ultimi tre anni è peggiorato di 300 milioni di euro. Perdite che non vengono ripianate dallo Stato. Rimangono tutte in azienda”. In tre quattro anni, insomma, “libri in tribunale”. E sugli spot ha aggiunto: “Abbiamo una parte di pubblicità, con un tetto che adesso si discute di ridurre. Qui stiamo parlando di come sopravvivere – il grido d’allarme di Fuortes – una questione estremamente importante. “Serve un ragionamento sulle risorse”. Ora la politica lo ascolterà…