A Napoli, personale di Raffaele Miscione dal 24 marzo all’8 aprile

Una predisposizione fin da giovane età ai rapporti cromatici e ad una visione della pittura che sapesse emozionare, e riuscire a far assaporare anche la qualità della tecnica, figlia sia degli studi artistici che per quella naturale predisposizione che in definitiva supporta anche gli slanci verso un genere come l’astratto e l’informale che Miscione propone a se e gli altri, con maestria consolidata ma soprattutto con uno slancio poetico di luce e materie che giocano in un abbraccio di materie diverse che vanno a comporre la stesura delle opere che propone in questa personale. I tanti periodi in cui i colori hanno posto tante diverse scelte non solo cromatiche ma anche di sensazioni forti dell’artista nell’affrontare la vita e le sue creazioni. C’è qualcosa di riconoscibile sempre nell’opera di Miscione ed è la luce, la forza di una sintesi che l’artista riesce a convogliare come energia pulsante tra le materie. Ora i bianchi, ora i blu, i rossi, le ocre e le terre sono tutte una parte di concertazione cromatica che suona agli occhi, e danno allo spettatore una tranquillità e offrono un viaggio all’infinito che le opere rappresentano come finestre del mondo interiore. Una trentina di opere in questa personale nello spazio elegante di Chiaja, per affermare ancora una volta che la capacità e il grande equilibrio che l’artista propone sono un viatico per compratori esigenti, ma allo stesso tempo sensibili verso la capacità di sentire per cromie. Una mostra da vedere per coglierne gli accenti e le sfumature che pure sono costante nell’operare dell’artista napoletano, sempre proteso verso l’infinito bello, che rappresenti la capacità di vedere oltre il reale, si saper costruire materie pensanti, di saper emozionare con cromie ed equilibrio. Una energia che si sprigiona dalle trenta opere in mostra e il compito per chi ama la pittura è solo quello di cercare questa mostra e non perderla.

Gianni Nappa

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