E’ il sogno, malcelato, di tantissimi italiani. Sbarcare, anche se solo per pochi giorni in America. Prima tappa New York. Una volta giunti nella grande mela non possiamo perderci l’occasione della vita. Penserete al ponte di Brooklyn ma in realtà siamo andati nel Bronx, nella vera Little Italy. Nulla a che vedere con quella turistica di Manhattan. Ebbene qui ci siamo imbattuti in un gruppo di campani, si andava dalla signora anziana che aveva 70 anni (da 40 in America e che non sapeva parlare inglese) sino ai camerieri, ai cuochi e persino dei fruttivendoli. Uno pezzo d’Italia che forse neanche da noi esiste più. Comunque, non è solo questo che ci ha attratti. Di queste scene ne abbiamo viste abbastanza, questa volta a catturare la nostra attenzione è stato un ristoratore di nome Roberto. Vero comunicatore, affabile oltre che persona molto solare.
Quest’uomo, per farla breve, ci ha trattenuto nel suoi ristorante, dove al di fuori campeggia una 500 anni 60. Ci ha raccontato, in pratica, quello che è la sua missione da quando nel 70’ è partito dall’Italia per arrivare negli “states”. A differenza di tanti altri che utilizzano l’italianità, solo come strumento da vendere, lui ci mette il cuore, restando molto legato alla propria terra dove torna molto spesso e coinvolgendo nelle sue attività le nostre aziende, infatti tutto quello che si trova nei suoi locali è fatto da artigiani campani.
Cosa c’e di nuovo? Forse nulla, storie spesso anche troppo ripetute. Oltretutto Panorama gli ha dedicato un servizio,qualche tempo fa, ma questa volta nel suo nuovo locale oltre al fatto di ritrovarsi, in pratica, come nei vicoli della nostra terra, abbiamo notato che ci sono addirittura i manifesti dei candidati alle ultime regionali con un sovraesposto “DE LUCA” ed “Il motto cambiare tutto” fa un certo effetto. Quello che colpisce di lui è di certo il fatto che non ha ceduto alle tentazioni del mondo incantato Newyorkese, anche se ha altri ristoranti a Manhattan, per lui quel quartiere resta un pezzo d’Italia. Nel Bronx,dove campeggia un maestoso edificio dedicato ad Enrico Fermi e alla cultura italiana, c’è Roberto che promuove una serie infinita di iniziative.
C’è da mettere in evidenza che il quartiere, a differenza dell’immagine negativa che viene recepita nel mondo, ha sacche di eccellenza ed operosità. Chi meglio di noi può comprendere i luoghi comuni, basti pensare pensa che anche qui quando si dice “Giugliano”, viene associata a storie di malaffare ed al clan dei casalesi.