Legge Fini – Giovanardi a proposito di..

 

 

Il giorno 11 febbraio 2014 la Corte Costituzionale si pronuncerà in merito alla legge Fini – Giovanardi che regola la materia della droga e delle tossicodipendenze, entrata in vigore nei primi mesi del 2006.

La legge fu il frutto di un dibattito ampio, delle osservazioni e dei suggerimenti raccolti anche dalle associazioni volontarie e professionali, dalle Comunità e da operatori pubblici e privati, che parteciparono nel mese di dicembre del 2005 alla Conferenza Nazionale sulla droga di Palermo, patrocinata dal Governo Italiano.

Nella conferenza stessa, fu fortemente sollecitata la necessità di un adeguamento della normativa allora in vigore riguardante le tossicodipendenze, soprattutto indirizzata nel senso di favorire chi intendesse curarsi anche precocemente di questo male.

La legge introdusse e implementò nel nostro ordinamento i seguenti principi:

  1. Depenalizzare il consumo personale di droga, rafforzando la considerazione che il tossicodipendente è una persona da sostenere e recuperare e non un criminale da punire e, che ogni sforzo sanzionatorio sia finalizzato a favorirne le cure.
  2. Mantenere un sistema di sanzioni amministrative (dalla segnalazione al Prefetto, al ritiro della patente ecc.) tali da consentire una forte incentivazione alle cure precoci e, salvaguardare la sicurezza sia del tossicodipendente, sia di terze persone (vedi vittime d’incidenti stradali).

Alla legge fecero di fatto seguito norme che rafforzarono il controllo sulle strade e sui luoghi di lavoro, contribuendo non poco al calo registrato poi nei consumi di droghe degli ultimi anni (fonte: Dati Ufficiali degli ultimi tre anni del Dipartimento Nazionale delle Politiche Antidroga)

  1. Considerare reato lo spaccio e migliorare il sistema delle misure alternative alla detenzione, nella certezza che il carcere non è la soluzione adatta né risolutiva per chi vive questo dramma. La legge inoltre ha preso atto di quanto sostenuto a livello nazionale e internazionale dai tossicologi, circa l’impossibilità di differenziare dal punto di vista scientifico i danni provocati dai vari tipi di droga, secondo criteri superati e impropriamente definiti di pesantezza o leggerezza.

Prova ne è che le cosiddette droghe leggere (v. cannabis), come è ampiamente dimostrato dalla ricerca scientifica, possono produrre non solo abuso e dipendenza, ma anche gravi danni psichiatrici in soggetti particolarmente vulnerabili ed inconsapevoli di tale vulnerabilità. Si fa riferimento, in particolare, agli adolescenti, vero target di queste sostanze, e al rischio, ben evidenziato dal Dipartimento antidroga e da numerose ricerche internazionali, che l’uso di cannabis possa essere, in alcune persone più fragili, “porta d’accesso” al consumo di altre droghe (Effetto Gateway).

 

In tutti questi anni, la legge ha dimostrato la sua efficacia, in quanto, da tre anni circa e soprattutto nell’ultimo anno e mezzo, non soltanto è diminuito il numero dei tossicodipendenti in carcere (fonte: Dipartimento Amministrazione Penitenziaria), ma anche quello dei tossicodipendenti da varie sostanze rilevati sul territorio, ad eccezione di un lieve rialzo per gli abusanti e dipendenti da cannabis. (fonte: Dati Ufficiali del Dipartimento Nazionale delle Politiche Antidroga e della Relazione annuale al Parlamento degli ultimi tre anni)

Va sottolineato a tal proposito, che negli ultimi tre anni, a fronte di un incremento delle fonti di spaccio, anche grazie ai nuovi media telematici in particolare internet, pari a quattro volte (i siti che in qualche modo veicolano cannabis ed altre droghe sono passati da 200.000 ad 800.000) lo Stato e le Regioni hanno dimezzato la spesa per gli interventi di prevenzione contribuendo cosi quasi certamente a questo lieve rialzo.

Ciò nonostante il fenomeno droga appare oggi relativamente sotto controllo: oggi in Italia soltanto lo 0,1% della popolazione generale mostra seri problemi di dipendenza (99,9% no) e circa il 3-4 % almeno una volta nella vita ha avuto contatto con le sostanze (il 96% della popolazione generale ne è totalmente estranea).

L’idea che revisioni normative che vadano nel senso della legalizzazione dei consumi di droghe ora, e delle coltivazioni e produzioni in futuro, possa ridurre l’incidenza del fenomeno o dei suoi aspetti criminali, è una pura illusione. Lo testimoniano, prima di tutto, le alte parole del Pontefice Papa Francesco, che anche recentemente ha ribadito al Direttore dell’Agenzia di Controllo sulle droghe dell’ONU, Raymond Yans, la sua contrarietà alla legalizzazione. Con analoga fermezza, nel passato, uomini valorosi ed eroi della lotta contro la mafia, come il giudice Paolo Borsellino, avevano fatto sentire la loro voce. La preoccupazione, come dimostrato da quanto è avvenuto negli ultimi tempi nel campo del gioco d’azzardo, è che la legalizzazione  finisca per favorirne una diffusione massiccia, ed il coinvolgimento in pochi anni di milioni di persone nella patologia compulsiva da gioco.

Intere famiglie sono state rovinate, senza che siano stati predisposti adeguati interventi di prevenzione e di cura. Gli interessi criminali legati al gioco d’azzardo non sono affatto diminuiti, anzi spesso si realizzano ad opera della Magistratura indagini che testimoniano dell’ampio investimento di capitali “sporchi” e criminali nella diffusione di sale e di altre modalità di gioco d’azzardo.

Riteniamo pertanto che la legge in vigore corrisponda ai principi di costituzionalità e che se qualche ritocco riformatore possa essere previsto esso debba riguardare il finanziamento, il potenziamento ed una riforma liberale degli interventi e dei servizi di prevenzione e di cura, e la ancora maggiore finalizzazione alle cure precoci di ogni strumento di dissuasione normativa.

Ci auguriamo che la Corte Costituzionale prima di ogni decisione tenga conto di queste considerazioni nate da professionisti, uomini di scienza, operatori sul campo e volontari, che si raccolgono in molte Comunità di volontariato, associazioni scientifiche e professionali, in quotidiano contatto con le terribili conseguenze del consumo di droga su chi ne è vittima e sulle loro famiglie, e con gli effetti devastanti che ha sulle giovani generazioni la continua e subdola propaganda che afferma la possibilità di convivere con le droghe.

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