Il canto partigiano ‘Bella ciao’ è stato intonato dai partecipanti in testa al Roma Pride, il corteo per i diritti delle persone omosessuali in corso nella Capitale. Dal fondo della manifestazione intanto arrivano le note del repertorio ‘tradizionale’ delle iniziative Lgbt, dalle canzoni di Raffaella Carrà ai grandi successi disco.
“L’attacco alle famiglie arcobaleno – ha detto il presidente delle Famiglie arcobaleno Gianfranco Goretti – è stato fin da subito, con il ministro Fontana, con il decreto sul ripristino di ‘mamma e papà’ sui documenti… Sicuramente c’è la volontà di cancellarci”. Così in attesa del via al Roma Pride “Noi non chiediamo diritti ma doveri – ha aggiunto – i nostri bambini non hanno riconoscimento, noi invece vogliamo essere inchiodati alle nostre responsabilità genitoriali”.
Roma Pride, Luxuria: “Salvini lasci le divise ai Village People”
Il coro “Odio la Lega” e un ‘santino’ con una madonna in trono che schiaccia sotto il piede il volto del ministro dell’Interno Matteo Salvini; su un cartello il vicepremier è raffigurato truccatissimo, mentre su un carro il logo della Lega è tramutato in ‘Lega Pop – prima le italiane’. Mentre già migliaia di persone si stanno radunando nei pressi della stazione Termini in attesa del via al Roma Pride sono già più d’una le espressioni di critica nei confronti del governo italiano. ‘L’omofobia è maschilismo’ si legge su un cartello, mentre arriva il carro del Muccassassina, con i suoi animatori scatenati in slip. Un carro è allestito a mo’ di nave, carica di ‘marinaretti’ e ‘marinarette’ che lanciano lustrini sulla folla. ‘Né Stato né Dio, ma un corpo mio’ recita un altro cartello, mentre il Vaticano è definito da un altro ‘Guantanamo mentale’. Ovunque le bandierine arcobaleno, in particolare in mano a giovani e giovanissimi. ‘La mia libertà protegge la tua’ si legge in altri cartelli. C’è inoltre il carro di una notissima marca di automobili tedesca, che ha portato in piazza una microcar completamente ricoperta di lustrini, e quello dell’ambasciata britannica, con l’Union Jack riproposto con i colori rainbow, un Big Ben e le effigi di David Bowie, Elton John, Freddie Mercury e Amy Winehouse, icone rock della comunità lgbt. E’ recentissimo l’episodio di violenza nei confronti di due ragazze lesbiche proprio nella città di Londra. Anche una compagnia aerea ha portato in piazza a Roma un camion giallo. Madrina della manifestazione quest’anno è Porpora Marcasciano, fondatrice del Mit, Movimento identità transessuale, volto storico del movimento italiano.
Abbiamo chiesto alla sindaca Virginia Raggi di presenziare, ma c’è stato detto che era all’estero, ma per estero intendevano il Vaticano… era alla messa del Papa invece di essere qui con noi”. Così uno degli organizzatori del Roma Pride nel corso degli interventi politici conclusivi da un camion utilizzato come palco, al termine del corteo. Dalla piazza sono volati fischi e ‘buu’. “Virgi’ – ha proseguito – la prossima volta che passi da qui, passa oltre, nun ce veni’ a cerca’”. Il momento degli interventi è stato aperto da una canzone satirica contro il centrodestra: “Adios Salvini, goodbye Pillon, ciao ciao Meloni, arrivederci, aufwiedersen, le vostre idee l’arcobaleno travolgerà” il ritornello della canzone.
“Questo è un Pride speciale, a 50 anni dai fatti di Stonewall che è stata la scintilla della rivoluzione del movimento, e a 25 anni dal primo grande Pride moderno e unitario a Roma. ‘Nostra la storia, nostre le lotte'”. Così il portavoce del Roma Pride e presidente del Circolo Mario Mieli Sebastiano Secci. “Proprio perché vogliamo partire da quei momenti fondamentali della nostra storia ma non possiamo prenderci il lusso di spegnere solo le candeline – ha aggiunto – dobbiamo continuare a lottare in prima linea perché i tempi che abbiamo davanti sono sempre più scuri: giornalisti presi di mira da politici al governo, insegnanti sospese e reintegrate in maniera arbitraria, esseri umani sequestrati nelle navi e intanto il movimento lgbt è sempre più bersaglio di odio e violenza. I nostri figli e le nostre figlie vengono dichiarati inesistenti e dunque c’è ancora tanto da fare. Oggi lo facciamo intrecciando le nostre lotte con il movimento transfemminista, con i migranti, con i lavoratori, con gli studenti, con i disabili intrecciando le lotte con chiunque combatta ogni giorno per costruire una società migliore”.