A SONG A DAY KEEPS THE VIRUS AWAY | oggi il settimo e ottavo appuntamento con CAT STEVENS e JOE COCKER

Ezio Guaitamacchi & JAM TV

presentano

A SONG A DAY KEEPS THE VIRUS AWAY

Pensieri, parole e riflessioni per attenuare l’ansia

e (ri)scoprire le canzoni che ci hanno cambiato la vita

OGGI DOPPIO APPUNTAMENTO CON I CANTAUTORI CAT STEVENS E JOE COCKER

La musica, oltre a emozionarci, farci sognare o semplicemente a svagarci e divertirci, ci fa meditare, riflettere, pensare. E, da questo punto di vista, può essere un prezioso sostegno psicologico per superare momenti di disorientamento e sconforto come quelli che stiamo vivendo oggi.

Oggi, alle ore 16, il settimo e ottavo capitolo di “A song a day keeps the virus away” su jamtv.it in partnership con meiweb.itmescalina.itmusicalmind.altervista.orgspettakolo.it e le pagine Facebook Cultura Virale e Musica senza aggettivi.

Ezio Guaitamacchi presenta storie, curiosità e riflessioni legate alle canzoni che hanno fatto epoca, quelle che, pur scritte anni fa, sono ancora di un’attualità disarmante. Un modo diverso di (ri)scoprire brani bellissimi che ci riconciliano con la vita.

MOONSHADOW – CAT STEVENS

Anno 1969

Steven Georgiou ha 21 anni e tutti lo conoscono con il nome d’arte di Cat Stevens. Tre anni prima, le sue canzoni hanno incantato l’Inghilterra. Ma poi si è un po’ perso e ora ha contratto la tubercolosi: si deve curare perché la malattia lo ha colpito duramente. Trascorre quasi un anno tra ospedali e convalescenza, cambia stile di vita e abitudini. Pratica la meditazione, si dedica allo yoga, si interessa ad altre religioni e diventa vegetariano. Durante una vacanza in Spagna assiste a un fenomeno naturale che lo affascina.  “Ero un ragazzo del West End londinese”, racconta quasi 40 anni dopo, “abituato a luci e suoni della metropoli. Non avevo mai visto la luna nel buio del cielo notturno: in città ci sono lampioni ovunque. Mi trovavo su una spiaggia deserta; l’unico suono era il rumore del mare, l’unica luce quella della luna.  Di colpo, ho guardato per terra e ho scorto l’ombra del mio corpo illuminato dalla luna”.

Nasce così uno dei brani più belli e amati del cantautore inglese che viene pubblicata nel 1970 come singolo (sula lato B Father And Son) prima di far parte dell’album Teaser and The Firecat.

FEELIN’ ALRIGHT?  JOE COCKER

Anno 1967

Autunno del 1967: alla vigilia della pubblicazione dell’album d’esordio, Dave Mason lascia la band che aveva fondato con Steve Winwood, i Traffic. Seguendo l’esempio di Leonard Cohen e di altri artisti nordamericani trova rifugio sull’isola greca di Idra per cercare ispirazione ma anche per leccarsi le ferite causate da una relazione sentimentale finita male. “Volevo scrivere il brano più semplice possibile e sfogare lì dentro tutto il mio mal d’amour e la mia delusione per l’ennesima love story fallimentare…”, ha spiegato il musicista inglese anni dopo. Il brano sembra una sintesi emblematica del suo stato d’animo: un pezzo che ruota intorno a due accordi, dal tono melanconico seppur reso più frizzante da un ritmo sincopato, e nel quale l’artista sembra chiedere all’amata “tu stai bene?” Chiosando però per se stesso “io mica tanto”. “Feelin’ Alright?” (con tanto di punto di domanda) è il titolo scelto dalla casa discografica che rifiuta quello proposto da Mason (ritenuto troppo pessimista) che poi era il commento alla domanda stessa e cioè “I’m not feelin’ too good myself”. Una volta lasciata Idra per raggiungere New York, Dave Mason si riunisce ai Traffic portando in dote il brano che andrà a impreziosire il secondo album della band inglese. Un altro rocker britannico, Joe Cocker, neppure un anno dopo, incide una sua versione (ancor più ritmica, sincopata e spumeggiante) che fa diventare “Feeling Alright” (stavolta senza punto di domanda) un classico del rock.

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