A ‘Spazio al Sud’ di Taormina ‘La solitudine di un riporto’

Si tinge di giallo il secondo appuntamento del ‘Caffè Letterario’ in versione autunnale di ‘Spazio  al Sud’. Ospite dell’elegante Sala “Le Naumachie” dell’Hotel Isabella di Taormina, sabato 24 ottobre,  la vetrina di scrittori emergenti e piccole case editrici del programma organizzato dall’associazione “Arte&Cultura a Taormina”, presieduta dalla giornalista MariaTeresa Papale, propone il siracusano Daniele Zito ed il suo originalissimo esordio narrativo ‘La Solitudine di un riporto’. A presentare il romanzo agli intervenuti, la maggior parte dei quali dei veri aficionados della manifestazione, come sempre la giornalista Milena Privitera che, traendo spunto da fatti e personaggi descritti nel libro, approfondirà insieme all’autore le tematiche che caratterizzano l’opera, mettendo in rilievo con sapienza e minuzia i passaggi del testo più indicativi. Zito, ingegnere informatico, ricercatore precario all’Università di Catania, autore di articoli di carattere scientifico per riviste internazionali, creatore e curatore del blog quotidiano “seicose.blogspot.com”, sorta di diario letterario, collaboratore di “Indice dei Libri del Mese”, con “La Solitudine di un riporto” ha dato vita ad un giallo dai risvolti terroristici-criminali e dalle trovate che si rivelano geniali. Il romanzo, percorso da continui, sottili, omaggi alla grande letteratura europea, da Flaubert a Tolstoj, con ironiche strizzatine d’occhio a Pirandello, Sciascia, Borges, narra di un libraio brutto, paranoico misogino e “bombarolo” dall’infanzia disastrata e piena di misteri, con una zia, “Santa” di nome e di fatto, protettrice e dispensatrice di opportuni miracoli ed un vecchio telefono in bachelite nera in collegamento con la madre morta ed il fratello scomparso. Prigioniero di se stesso e della sua dolorosa solitudine, usato dalla malavita e braccato dalla polizia, Antonio Torrecamonica, non accettando come molti la realtà, cerca di nascondere la calvizie con un orripilante “riporto”, e, da libraio sui generis, odia i lettori avventuratisi nel suo negozio e, soprattutto, i libri. Che non legge mai. Ma è lo stesso Antonio Torrecamonica, dallo sguardo di bimbo, che, proprio grazie alla suggestione scaturita da una frase di Garcia Marquez nel primo libro preso nelle mani dopo vent’anni, scopre l’amore e la forza per cambiare vita e lo stato delle cose. Ironico e graffiante, con un impianto narrativo magistrale e dialoghi divertenti e scorrevoli, “La Solitudine di un riporto” scivola via pagina dopo pagina come un perfetto meccanismo raccontando con una prosa ricchissima di citazioni, rimandi e riferimenti colti, una storia spassosa ed originale in cui quasi niente è ciò che sembra.

 

Circa Roberto Cristiano

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