A volte ritornano: ‘Domenico Arcuri rientra a Palazzo Chigi’

Domenico Arcuri, ex commissario per l’emergenza Covid durante il governo Conte bis, è stato sostituito a marzo 2021 dal generale Francesco Paolo Figliuolo  una volta insediatosi l’attuale premier, Mario Draghi. A distanza di quattro mesi, però, il suo nome è tornato a essere associato all’Esecutivo: il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Bruno Tabacci, si è rivolto a lui.

Il quotidiano Il Tempo ha svelato il retroscena. Palazzo Chigi avrebbe richiamato in servizio Domenico Arcuri, che era stato sollevato proprio da Mario Draghi lo scorso marzo.

L’amministratore delegato dell’Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo di impresa, Invitalia spa (agenzia governativa partecipata al 100% dal Ministero dell’economia), dovrebbe fornire assistenza per “il monitoraggio dell’avanzamento finanziario e procedurale degli investimenti pubblici, per la mappatura del portafoglio di progetti finanziati in ottica Programma-Progetti, per la ricognizione di aree e progetti in criticità realizzativa da sottoporre ad azioni di supporto”.

Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, ha immediatamente criticato il coinvolgimento di Domenico Arcuri sui propri social: “Il governo Draghi richiama in servizio Domenico Arcuri per aiutare Palazzo Chigi a spendere meglio alcuni fondi. Ma siamo su ‘Scherzi a parte’?“.

“Non può essere vero – ha aggiunto – che il governo abbia affidato un compito così delicato a uno dei protagonisti nella disastrosa gestione della pandemia. Un signore che ha speso malissimo i soldi degli italiani destinati all’emergenza, che ha perso mesi nella progettazione delle inutili e costosissime primule invece di organizzare una efficiente campagna vaccinale e che ha lasciato dietro di sé una gestione a dir poco opaca“.

 Arcuri è stato il simbolo del governo giallorosso, ed è l’uomo dal quale era partita la svolta impressa da Mario Draghi che lo sollevò  dal ruolo di commissario straordinario per l’emergenza sanitaria,  sostituendolo con il generale Francesco Paolo Figliuolo. Oggi è tornato con una mansione delicatissima nella sua veste di amministratore delegato della Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo di impresa-Invitalia spa. La presidenza del Consiglio ha firmato attraverso il dipartimento per la programmazione economica con Arcuri una convenzione per avere da lui l’assistenza per «il monitoraggio dell’avanzamento finanziario e procedurale degli investimenti pubblici, per la mappatura del portafoglio di progetti finanziati in ottica Programma-Progetti, per la ricognizione di aree e progetti in criticità realizzativa da sottoporre ad azioni di supporto.

Il nuovo ruolo di Arcuri è ben pagato da Palazzo Chigi: 4 milioni di euro, Iva inclusa, con un incasso netto per Invitalia di 3,3 milioni di euro. Il contratto firmato da Arcuri è partito il primo luglio scorso e sarà efficace fino al 30 giugno 2024, quindi sotto le sue analisi passeranno davvero parte rilevante degli investimenti previsti dal Recovery Plan di Draghi. Il testo della convenzione è stato reso pubblico solo il 14 luglio con pubblicazione nella sezione amministrazione trasparente del sito Internet della presidenza del Consiglio dei ministri. Non abbiamo la certezza che l’operazione sia stata gestita dal premier e nemmeno che ne sia davvero a conoscenza.

Chi ha firmato quel contratto con Arcuri per conto della presidenza del consiglio dipende da quel Dipe che ricade sotto la delega del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Bruno Tabacci. Parliamo di chi ebbe il suo momento di gloria  nel gennaio scorso, quando fu protagonista della famosa  ‘operazione Ciampolillo’   che avrebbero dovuto prolungare  l’agonia del governo giallorosso. Tabacci ha già richiamato  in servizio come consulente sulla previdenza a palazzo Chigi la professoressa Elsa Fornero, autrice  della riforma delle pensioni all’epoca del governo di Mario Monti. Ora ha tolto dalla naftalina pure Arcuri assegnandogli una missione centrale nell’attività di governo.

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