Il disegno di legge “Disposizioni per la tutela, lo sviluppo e la competitività della produzione agricola, agroalimentare e dell’acquacoltura con metodo biologico” in corso di approvazione oggi in Senato in quarta lettura, nonostante sia atteso da tempo e che finalmente ci permetterà (come previsto dall’articolo 6) di avere il marchio del biologico italiano, arriva in aula con un testo peggiorato e di certo non migliorato rispetto alla precedente versione a causa dell’operato di questa anomala maggioranza che si venuta a creare a danno del confronto e della democrazia.
Le stranezze, però, hanno contraddistinto tutta la parte finale dell’iter di questa legge. Prima di entrare nel merito del testo c’è da dire che, in precedenza, abbiamo avuto solo quattro ore per emendarlo in commissione Agricoltura Senato, orario che ha coinciso con i lavori d’aula e non si è avuto modo di lavorare agli emendamenti. Come se non bastasse oggi ce lo troviamo in aula nonostante inizialmente non fosse stato calendarizzato. Interpellando la Presidenza del Senato è emerso che, nell’ultima riunione dei capigruppo, è stato inserito in calendario perché i vari presidenti dei gruppi avevano dichiarato che c’era un accordo unanime sul testo così come trasmesso dalla Camera e che non sarebbe stato presentato nessun ordine del giorno. Una circostanza non veritiera in quanto nel corso del corposo dibattito che c’era stato in commissione Agricoltura Senato, sia la sottoscritta che le colleghe Sandra Lonardo ed Elena Fattori, avevamo annunciato che avremmo presentato, così come poi è stato, degli ordini del giorno in aula.