Aboliti i senatori a vita in Italia

La maggioranza di governo avanza nella sua riforma del premierato elettivo e porta a casa un primo importante risultato, ovvero l‘abolizione dei senatori a vita. L’approvazione è arrivata dal Senato stesso che ha dato il proprio benestare all’articolo 1 del ddl che abroga, per l’appunto, il potere del Presidente della Repubblica di nominare i senatori a vita. La politica italiana si spacca sul tema, tra chi gioisce per la fine di una figura invisa a chi critica gli alti stipendi della politica e chi invece sostiene che con questa mossa si vada a limitare troppo i poteri del Capo dello Stato. I senatori a vita già nominati, tuttavia, rimarranno in carica.

Senatori a vita, chi sono

I senatori a vita, così come stabilito dall’art.59 della Costituzione italiana, sono scelti dal Presidente della Repubblica tra coloro che “hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario. Il numero complessivo dei senatori in carica nominati dal presidente della Repubblica non può in alcun caso essere superiore a cinque”. Attualmente i senatori a vita in Italia sono Liliana Segre, Mario Monti, Elena Cattaneo, Renzo Piano Carlo Rubbia. Gli ultimi quattro sono stati nominati dal defunto Giorgio Napolitano nel 2013, con lo stesso ex Presidente della Repubblica che, a sua volta, aveva assunto la carica di senatore a vita dopo la fine del suo mandato. Sergio Mattarella, invece, ha fin qui nominato soltanto Liliana Segre che, viste le decisioni della maggioranza, potrebbe essere l’ultima senatrice a vita della storia della Repubblica italiana, nonché l’unica voluta dall’attuale Capo dello Stato.

Senatori a vita, lo stipendio

Oltre al loro potere interventistico negli equilibri di voto al Senato, i senatori a vita sono stati in questi anni oggetto di critiche soprattutto per via del loro stipendio che, per definizione, hanno diritto a ricevere fino alla fine della loro esistenza e indipendentemente dall’esito delle elezioni politiche.

Lo stipendio dei senatori a vita, va detto, non è di certo trascurabile, essendo questo pari a quello di qualsiasi altro senatore che è stato eletto dal popolo. Ecco dunque che ogni senatore a vita ha uno stipendio lordo di 17.600 euro al mese che, al netto di ritenute fiscali, previdenziali e assistenziali, si aggira intorno 12.500 euro netti al mese. In questa cifra, circa 5mila vengono riconosciuti a titolo di indennità. Va aggiunto, inoltre, che vi sono dei tagli a questo stipendio se il senatore a vita (così come quelli eletti) non partecipa almeno al 30 per cento delle sedute in aula. In caso di superamento della soglia di assenteismo consentito, dallo stipendio parlamentare viene tagliata la diaria di 3.500 euro. Questa somma, infatti, viene attribuita in partenza per consentire al senatore di prendere parte alle sedute a Roma (soggiorno e viaggio).

Quanto guadagnano i senatori a vita

Lo stipendio dei senatori a vita, naturalmente, rappresenta solo una forma d’entrata per chi è stato nominato dal Presidente della Repubblica a ricoprire questa carica. Ogni singolo rappresentate può infatti continuare a percepire guadagni dalla propria attività lavorativa che, parlando spesso di personalità dalle spiccate qualità professionali e umane, non stenteranno certo ad arrivare.

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