“L’Italia sul reddito di cittadinanza non può più tornare indietro. L’iniziativa del centrodestra, spalleggiata da Italia viva, non potrà avere successo”, dice in un’intervista al Corriere della Sera il leader del M5s Giuseppe Conte, rispondendo alle polemiche sul reddito di cittadinanza. Conte si dice aperto alle modifiche che “scaturiscono tutt’al più dalla sua messa in pratica” e aggiunge: “Dico sì a un tavolo che monitori la sua efficacia, rafforzi i controlli per evitare abusi e favorisca il dispiegamento di tutti i vantaggi per gli imprenditori collegati alle assunzioni”.
Dopo la netta presa di posizione di Matteo Salvini sul reddito di cittadinanza: “Va cancellato assolutamente. A settembre proporremo un testo e io metterò la prima firma all’emendamento”, ora su uno dei pilastri del M5S interviene il segretario del Pd, Enrico Letta: “Credo che Draghi sul reddito di cittadinanza abbia detto cose importanti. Ha aperto una discussione che consente di portare miglioramenti e di prendere il buono che c’è stato, perché del buono ce n’è stato e di superare i limiti ad oggi riscontrati. Questo è il metodo migliore. Quindi nessuna cancellazione di questo strumento ma, come propone Draghi, noi come il premier crediamo in un suo miglioramento”, – ha detto durante un appuntamento elettorale a Torino rispondendo indirettamente alla proposta del leader leghista di abolirlo il prossimo autunno.
Letta quindi è d’accordo con il premier e anche con l’ex premier oggi presidente del M5S, Giuseppe Conte. Che ha ammesso che il reddito di cittadinanza deve essere migliorato ma non abolito perché “è una misura di civiltà, una riforma complessa, la dobbiamo ricalibrare meglio. Noi siamo i primi che vogliamo migliorare questa riforma. Il problema che l’Italia deve affrontare, semmai, è quello del salario minimo”, aveva precisato giorni fa ospite de ‘La Piazza’ a Ceglie Messapica.
Non la pensa così Matteo Salvini. Il Reddito di cittadinanza “poteva avere senso tre anni fa ma si è dimostrato un fallimento assoluto – aveva commentato sabato scorso da Pinzolo – La proposta che faremo in piazza e in Parlamento è semplice: con i soldi che si risparmiano sul reddito cittadinanza si rinviano le cartelle esattoriali e si finanzia quota cento. Conto che sul taglio delle tasse, sulle cartelle esattoriali tutto il centrodestra sia unito”.
”In tutti i posti che ho girato per l’Italia mi hanno chiesto di togliere il Reddito di cittadinanza. In manovra economica l’emendamento per farlo lo metto io, avrà la mia prima firma. Poteva avere un senso tre anni fa, ma ora abbiamo visto che non funziona e dobbiamo assolutamente cancellare il Reddito di cittadinanza”, con queste parole Salvini accende la miccia della prossima “bomba” pronta ad esplodere all’interno della maggioranza.
Già la scorsa settimana, intervenendo al meeting di Rimini davanti alla platea di Comunione e Liberazione e Compagnia delle Opere, il leader del Carroccio era stato chiaro: “Tornassi indietro non rivoterei il Reddito di cittadinanza. E’ una legge che si è dimostrata nei fatti, inidonea”.
Tanto più che Salvini può ancora una volta contare sull’aiuto dell’altro Matteo, Renzi, pronto a fare asse su una misura che Italia Viva ha sempre bocciato.
C’è il fronte dei rottamatori, che va da Matteo Salvini ai renziani, e c’è quello dei miglioristi, abitato dal Pd e dai 5 stelle, entrambi aggrappati alle parole di Mario Draghi ma divisi sul tiro dell’intervento. La traccia politica dentro la maggioranza sul destino del reddito di cittadinanza è disordinata e genera tensioni, ma è oramai un dato di fatto che la misura bandiera dei grillini cambierà. I conti, politici e economici, si faranno a ottobre con la legge di bilancio. Prima però, entro la fine di settembre, il rapporto del Comitato tecnico-scientifico istituito a marzo dal ministro del Lavoro Andrea Orlando fisserà la direzione del tagliando.
L’altro grande cantiere per il reddito di cittadinanza riguarderà quella che deve portare chi è senza lavoro ad averne uno. Il Rdc, infatti, è una misura che non ha solo l’obiettivo di contrastare la povertà, la disuguaglianza e l’esclusione sociale, ma è anche un sostegno che prevede un percorso di reinserimento nel mondo del lavoro. Solo un terzo dei beneficiari del reddito accede a questa seconda fase e le ragioni non sono da collegare solamente ai centri per l’impiego. Una fetta considerevole di chi prende il Rdc non ha il diploma, alcuni neppure la terza media. “Uno degli aspetti su cui stiamo lavorando è cosa fare per rendere i beneficiari del reddito più occupabili, partendo dalle situazioni più critiche”. Una delle ipotesi in campo è quella di prevedere corsi di istruzione più flessibili. Chi deve recuperare la terza media non può aspettare settembre perché intanto continua a beneficiare del reddito ma resta fermo: l’idea è di prevedere dei recuperi slegati dall’inizio dell’anno scolastico.
“Dobbiamo capire come accompagnare i beneficiari del reddito verso il mondo del lavoro. La narrazione pubblica delle ultime settimane è chi prende il reddito è un nullafacente che rifiuta le proposte di lavoro, ma è alquanto improbabile rifiutare un’occupazione per dividersi 500 euro, il valore medio del reddito, tra tre o quattro persone. Il tema è come agganciarli alle politiche attive, quindi al Gol, la Garanzia di occupabilità dei lavoratori, e al Piano nazionale delle competenze”.
In un percorso che si punta a correggere in maniera importante si arriva alla proposte di lavoro, che si punta a incrementare. Qui interverrà un’altra modifica importante. Oggi si può rifiutare un’occupazione se è inferiore ai tre mesi e se non ha un salario congruo. Durante la pandemia è stata introdotta la possibilità di mettere il reddito in stand-by per lavorare: al termine del contratto o comunque della prestazione si ritorna a beneficiare dell’assegno dell’Inps. Ora si punta a abbassare la soglia dei tre mesi e di mantenere però la sospensione: uno stagionale potrà lavorare ad esempio per un mese e poi ritornare a prendere il reddito di cittadinanza senza rifare tutta la pratica.