L’eco del discorso di Giorgia Meloni a Marbella, in Spagna, in difesa della vita è ancora troppo forte per resistere alla tentazione di attribuirle qualche responsabilità nella sentenza della Suprema Corte Usa. È la stessa leader di Fratelli d’Italia a darne notizia attraverso una dichiarazione: ‘A chi usa anche la sentenza della corte americana in tema di aborto per attaccare Fratelli d’Italia vaneggiando di proposte di abolizione della legge 194 – vi si legge – corre l’obbligo di segnalare alcune questioni abbastanza banali: Usa e Italia hanno ordinamenti giuridici profondamente diversi e che non possono essere paragonati. Negli Usa si discute da decenni della sentenza Roe vs Wade ed è un dibattito che non può essere traslato in altri ordinamenti. Non fosse altro che per la struttura istituzionale statunitense. Parliamo di una repubblica federale con 50 Stati diversi e con legislazioni differenti’.
«Stati Uniti e Italia contesti diversi. La decisione della Corte suprema americana dice che la Costituzione Usa non riconosce un diritto all’aborto. E per questo rimette ai singoli Stati americani e ai loro parlamenti il compito di regolamentare l’aborto. Saranno i rappresentanti eletti dal popolo a decidere. Si tratta di un contesto lontano anni luce da quello italiano, nel quale l’interruzione di gravidanza è consentita non in forza di una sentenza ma di una legge votata dal Parlamento. Tanto è vero, che consente l’interruzione volontaria della gravidanza a determinate condizioni ed entro un numero di settimane. Scenario molto diverso da quello Usa nel quale si discute addirittura di aborto al nono mese o a nascita parziale’.
‘La 194 non si tocca’, Meloni e centrodestra frenano gli allarmisti. Come è noto, gran parte del testo, nel quale si legge che lo Stato ‘tutela la vita umana dal suo inizio’, è dedicato a eliminare gli ostacoli economici, psicologici, di salute e di altra natura che costringono di fatto una donna a sentirsi nelle condizioni di dover abortire. Una parte molto poco applicata, se non in realtà modello come alcuni Cav, i centri di aiuto alla vita.
D’altra parte, poiché l’aborto fa parte dei Lea, i livelli essenziali di assistenza, e nonostante i tempi di attesa secondo l’ultima indagine del ministero della Salute non superino i quattordici giorni (sette sono obbligatori per legge per una riflessione più meditata, a meno che non sia un caso di urgenza), soprattutto da sinistra non mancano gli attacchi agli obiettori di coscienza, tutelati dalla medesima legge 194, medici e infermieri che non se la sentono di procurare aborti, che sono ritenuti troppi. Si è persino parlato di concorsi dedicati ai ginecologi non obiettori. Questo più o meno lo stato della questione.
Su una posizione simile, anche se non identica, il segretario della Lega, Matteo Salvini: «Personalmente sono per la difesa della vita, dall’inizio alla fine, quando si parla di aborto l’ultima parola spetta alla donna. Non ad altri». Nella sostanza, una difesa della 194. Legge meno che mai messa in discussione da Forza Italia. Anna Maria Bernini, presidente dei senatori azzurri, sostiene che «l’aborto è una scelta estrema, ma è prima di tutto un diritto di libertà di cui le donne non possono essere private» e che «l’ultima parola spetta sempre alle donne, sottratte con la legge 194 alla tragedia degli aborti clandestini».
In pratica la legge 194 nel centrodestra non è in discussione.