Nicola Fratoianni, segretario di Sinistra Italiana, alle accuse di essere stato superficiale e ‘indifferente’ davanti alle ombre che già aleggiavano sul sindacalista di origine ivoriane, che gli sono state mosse da due membri dell’assemblea e della direzione nazionale del partito, Mario Nobile e Marco Barbieri, è stato imperturbabile: “Nessuno mi aveva mai parlato di ipotesi di reato, di sfruttamento o lavoro nero. Quella di Aboubakar era una candidatura che aveva la forza di consolidare alcune tematiche che per noi sono centrali”, come riportato da Repubblica.
Il segretario di Sinistra Italiana si è detto non del tutto convinto delle spiegazioni ricevute dal sindacalista neo deputato.
“Credo che ci siano ancora delle zone d’ombra da chiarire ed è quello che noi gli abbiamo chiesto di fare” ha detto Fratoianni, che nell’intervista rilasciata al quotidiano ha parlato anche di “situazioni non positive” riscontrate in seguito a un’indagine del 2019, delle quali era stato messo al corrente.
I due membri di SI, Mario Nobile e Marco Barbieri, hanno inviato una lettera al segretario Fratoianni, lanciando un duro j’accuse nei suoi confronti.
Secondo loro il segretario del partito “mostrò completa indifferenza alle notizie riferitegli nei competenti organismi di partito, sottolineando invece il notevole richiamo mediatico positivo conseguente alla candidatura in una campagna elettorale così breve e difficile”.
E proprio in virtù del fatto che Fratoianni fosse a conoscenza di queste zone d’ombra nella vita di Soumahoro, oggi non dovrebbe neanche chiedere spiegazioni.
Cosa che invece ha fatto, dimostrando un “atteggiamento di inaccettabile ipocrisia, lesivo del buon nome di Sinistra Italiana e della dignità di quanti e quante hanno, malgrado ciò o molto più spesso ignorando ciò, dato fiducia alla lista che ci comprendeva” prosegue la lettera.
E adesso numerose voci si stanno levando nel partito, richiedendo con urgenza un’assemblea per chiarire la situazione.
“Chi ha scelto di candidarlo ha prodotto un immenso danno di immagine a Sinistra Italiana, a quanti si battono tutti i giorni contro la piaga del caporalato”. Un punto della lettera che pare un attacco frontale a Fratoianni, reo di non essersi assunto la “responsabilità politica di ciò che era prevedibile che accadesse ed è accaduto.
Riguardo la lettera ricevuta, Fratoianni ha voluto sottolineare come nessuno gli abbia “mai parlato di sfruttamento o lavoro nero”, né tantomeno di “questioni di natura penale come quelle che stanno emergendo a Latina, a carico della sua famiglia”.
Ora comunque Aboubakar Soumahoro si è autosospeso dal gruppo di Alleanza Verdi e Sinistra, gesto apprezzato e condiviso da Fratoianni.
“Autosospendersi è stato giusto – ha concluso il segretario – il resto dipende da lui”.
In realtà i problemi delle giovani nazioni africane rivivono purtroppo nel nebuloso sistema dell’accoglienza messo in piedi in Italia da Pd e cooperative di sinistra. Un sistema dove abbondanti risorse pubbliche sfuggono al controllo di governo e istituzioni.
La moglie dell’onorevole Sumahoro si è ritrovata a gestire, nell’arco di 18 anni, un capitale di circa cinque milioni e mezzo di euro assegnategli grazie a procedure senza gare e senza controlli. Origini e motivi di queste carenze vanno ricercate nell’atto iniziale del fenomeno migratorio ovvero negli sbarchi gestiti non dalle nostre istituzioni, ma dai trafficanti di uomini o dalle navi delle Ong. In entrambi i casi l’obbiettivo è far sbarcare il maggior numero di persone possibile. Questo garantisce maggiori incassi non solo ai trafficanti, ma anche alle Ong pronte a esibire i numeri dei migranti «salvati» per far leva sul buon cuore dei donatori. Quel che non interessa a nessuno è invece il futuro di queste persone. Abbandonati in un universo privo di norme e di controlli i migranti, primi fra tutti quelli irregolari, si trasformano in risorse alla mercé di cooperative o di sfruttatori. Le prime sono interessate ad accoglierne quanti più possibile per moltiplicare i contributi incassati a fine mese. I secondi puntano a utilizzarli in grande quantità per offrire manodopera a bassissimo costo sul fronte del lavoro nero. In tutto questo, lo dimostrano le vicende del clan Sumahoro, i controlli di governo, istituzioni e forze dell’ordine sono talmente rarefatti da risultare assenti. La mancanza di regole che caratterizza la gestione della galassia migratoria italiana finisce con il ricordare, insomma, la fragilità istituzionale di quei paesi africani dove spregiudicati cleptocrati hanno facile gioco nel trasformare in beni personali le risorse nazionali. Soumahoro, insomma, si è semplicemente comportato come avrebbe fatto nella sua Africa. E ha potuto farlo grazie alla compiacenza di un Pd e di una sinistra che partendo dalla pretesa di salvare i migranti dalle tragedie africane finisce, invece, con il riprodurre gli schemi di quelle tragedie all’interno della nostra società.