Più di 6 italiani su 10 sono favorevoli agli accordi pre-matrimoniali, li ritengono uno strumento che può evitare problemi al momento della separazione. Si tratta di un istituto, diffuso in gran parte dell’Europa e del mondo, che potrebbe essere introdotto in Italia entro un anno. In una ricerca compiuta su 541 coppie in procinto di convolare a nozze, il 64% degli interpellati si è detto favorevole a firmare un patto che fissi reciproci diritti e obblighi prima di mettersi l’anello al dito. Il dato cresce fino al 75% nelle coppie sotto i 30 anni, mentre su base regionale è il Nord a spingere per questa novità (col 71% dei pareri favorevoli), mentre al Centro-Sud la percentuale cala al 57%.
Marcata – si legge nel report dell’associazione ‘Donne e qualità della vita’ – la differenza tra i generi: il 70% degli uomini dice sì, contro il 58% delle preferenze femminili. Richiesta di cui il Guardasigilli Alfonso Bonafede (in quota M5S) dovrà tenere conto: il disegno di legge delega per la revisione del Codice civile è in mano al ministero della Giustizia. Ma deve – di fatto – essere ancora riempito di contenuti. Il percorso, dunque, si annuncia lungo.
Il titolo, però, è chiaro: si parla della «stipula fra nubendi, tra i coniugi, tra le parti di una programmata o attuata unione civile, di accordi intesi a regolare fra loro i rapporti personali e quelli patrimoniali, anche in previsione dell’eventuale crisi del rapporto, nonché a stabilire i criteri per l’indirizzo della vita familiare e l’educazione dei figli». Il boom di richieste ai notai è certificato da Paolo De Martinis, alla guida di uno dei più importanti studi di Milano: «La possibilità di fissare reciproci diritti e obblighi prima di una crisi è un incentivo al matrimonio, nonché una mancanza che il legislatore italiano deve colmare».
Come potrebbero essere i patti matrimoniali all’italiana? «Alcuni obblighi non potranno essere toccati, come la corresponsione degli alimenti, gli altri doveri di assistenza e di educazione dei figli – prosegue il notaio -. Diciamo che la parte su cui si potrà agire è soprattutto quella patrimoniale». Nel titolo della delega, però, al momento figura anche l’educazione dei figli: il ministero per la Famiglia, guidato dal leghista Lorenzo Fontana, si riserva di dare un parere, una volta definito il provvedimento. Le regole riguarderebbero coppie etero o omosessuali e verrebbero sottoscritte «in forma di atto pubblico o scrittura privata autenticata».
L’Italia è tra le poche nazioni occidentali a non prevedere questi patti. Al momento l’unico ddl sugli accordi prematrimoniali che ha iniziato l’iter in Commissione Giustizia è di minoranza, a firma Morani-D’Alessandro.