Carlo Rambaldi, papà di creature indimenticabili come E.T. ma anche Alien e King Kong si è spento oggi, ad 86 anni a Lamezia Terme, dove viveva da anni.Mago degli effetti speciali che gli sono valsi ben 3 premi oscar, scompare uno degli artisti più particolari dallo scenario cinematografico internazionale. Le sue creazioni sono tutt’ora amate e ricordate dopo anni dalla loro invenzione: non c’è bambino degli anni 80, ora adulto, che non sia affezionato alla dolce espressione dell’extraterrestre dal dito più famoso del cinema, per non parlare dello speciale gorillone King Kong che tanto affascinò Steven Spilberg.Un odio feroce e dichiarato per il digitale: tutti i suoi disegni e i suoi effetti speciali sono stati realizzati con tecniche che, a quanto ha rivelato, costano otto volte meno rispetto ai risultati ottenibili con il computer. Per la realizzazione delle sue creature le tecniche adoperate sono state esclusivamente inventiva, osservazione, capacità: con il gorilla King Kong, per esempio, Rambaldi ha trascorso diversi giorni nel giardino zoologico di San Diego per osservare e ricreare fattezze reali e per donare l’espressione umana che ha tanto commosso gli spettatori; una struttura alta quindici metri, con uno scheletro meccanico mosso da 12 persone e il rivestimento esterno in crine di cavallo. Un accenno anche alla fisionomia di ET: collo sinuoso ispirato a quello di una donna ed espressione felina (anche se a Spielberg piaceva leggere nel suo volto un mix di Einstein,Hemingway e Sandburg);per animarlo dieci operatori controllori di 85 punti di movimento.Si era laureato all’accademia delle belle arti di Bologna nel 1951 e mai avrebbe pensato alla sua carriera nel cinema fino a quando nel 1956 non gli venne offerta la possibilità di costruire un drago per un film di fantascienza. Il vero successo lo otterrà solo nel 1976 con Profondo Rosso.La sua bravura e precisione nella ricreazione perfetta di situazioni paradossali e adatte al cinema gli sono valsi due episodi di vita molto particolari: nel 1971, il magistrato incaricato di indagare sulla morte di Giuseppe Pinelli (anarchico morto nella strage di Piazza Fontana), chiese il suo aiuto per ricostruire le modalità di caduta del corpo. In quell’occasione Rambaldi creò un manichino in perfetta fattezza Pinelli.Nel 1972, invece, fu costretto a dimostrare in tribunale il trucco riproducente la vivisezione canina nel film ‘Una lucertola con la pelle di donna’ (1971) di Lucio Fulci che provocò al regista una denuncia per crudeltà su animali.
Marzia Giardiello