Le urne sono rimaste aperte fino alle 22 di ieri sera ma il successo dei separatisti era già evidente. Bastava vedere le intere famiglie andate a votare in un forte flusso ed il mare di “sì” infilate in scatole di vetro. Le due province di Donetsk e Luhansk si sono autoproclamate repubbliche autonome ed a nulla può valere discutere sull’ufficialità del voto senza osservatori internazionali. Il dado è stato tratto e non spaventerà certo l’ira che Kiev potrebbe mostrare, anche se la minaccia non viene sottovalutata visto che ieri la Guardia Nazionale ucraina ha sparato uccidendo un civile. Centinaia di persone si sono già unite ai ribelli filo-russi che non accettano di restare insieme al governo di Kiev. L’Ucraina è un paese diviso culturalmente in profondità: da sempre sud ed est orientati verso la Russia; l’ovest orientato verso la Ue. E’ stato poi un errore del governo ucraino decidere di cancellare il russo come lingua per gli atti ufficiali, ed un errore è stato che l’est non è rappresentato nel governo. Resta il plebiscito del controverso referendum indipendentista nelle regioni russofone dell’Ucraina orientale. Il Cremlino annuncia di rispettare l’espressione della volontà della popolazione delle regioni di Donetsk e Lugansk, sottolineando l’alta affluenza della popolazione nonostante i tentativi di far fallire il voto. Questa mattina, il vice presidente della commissione elettorale dell’autoproclamata repubblica di Lugansk, Oleksandr Malykhyn, ha detto che il 95,98% ha votato ‘si” all’indipendenza. Da parte sua, il presidente della commissione elettorale dell’autoproclamata repubblica di Donetsk, Roman Liaghin, ha detto che il risultato sostanzialmente definitivo’ è dell’89,07% a favore e solo 10,19% contro. Un voto, però, che per l’Occidente e’ ”illegale”, come ha ribadito in serata anche la portavoce del capo della diplomazia europea Catherine Ashton, che il presidente francese Francois Hollande ha bollato come ‘nullo e non valido e che gli Usa hanno condannato fin dalla vigilia con parole durissime. Ma soprattutto un voto che per Kiev è una farsa criminale ispirata, organizzata e finanziata dal Cremlino. Parole dure che forse nascondono il timore che la Russia lo possa utilizzare come pretesto per una ulteriore annessione in stile Crimea, o per riconoscere un’altra repubblica secessionista, come l’Ossezia del sud e l’Abkazia in Georgia. O la Transnistria in Moldova, le cui autorità hanno sequestrato al vicepremier russo Dmitri Rogozin, in partenza da Chisinau, una petizione che chiede a Mosca un abbraccio analogo a quello della Crimea.
Cocis