Addio all’abuso d’ufficio, sindaci in festa per l’abrogazione del reato

Sindaci in festa. Addio, finalmente, all’abuso d’ufficio. La commissione Giustizia del Senato, presieduta dall’avvocato Giulia Bongiorno (Lega), ha concluso l’esame degli emendamenti presentati all’articolo 1 del ddl Nordio. A favore della cancellazione del reato di abuso d’ufficio tutta la maggioranza e anche Italia viva con Ivan Scalfarotto. A votare contro le opposizioni  (Pd, M5S e Alleanza Verdi-Sinistra). Mentre è stato bocciato un ultimo tentativo dei Dem per distinguere la responsabilità politica dei sindaci da quella dei tecnici.

Lega che ha invece presentato un emendamento che rivede la Legge Severino sull’incandidabilità e la decadenza di parlamentari e amministratori condannati a due anni: un emendamento che fa decadere l’obbligo di sospendere gli amministratori dopo la sola sentenza di primo grado. Via libera a una proposta sempre del Carroccio che “tipizza meglio“, così come sottolinea Bongiorno, il reato di traffico di influenze, ovvero lo attenua. Commissione Giustizia, riunitasi alla presenza del viceministro Paolo Sisto e del sottosegretario Andrea Ostellari, che tornerà a riunirsi domani mattina, 10 gennaio, alle 9.15 per continuare a votare gli emendamenti relativi all’articolo 2 del ddl, quello in cui si affronta il nodo della trascrizione delle intercettazioni a tutela del terzo estraneo al procedimento. Gli emendamenti sono circa 160 e sono stati presentati dalla maggioranza e dalla opposizione. Molti emendamenti di Lega e Forza Italia riguardano la divulgazione delle intercettazioni e dei documenti d’indagine.

Dopo essere stato il promotore di quella che i giustizialisti hanno definito legge bavaglio, Enrico Costa, deputato di Azione, commenta l’abrogazione del reato di abuso d’ufficio: “E’ sacrosanta. Da tutti i partiti si sono levate grida di dolore di fronte al proliferare di avvisi di garanzia ai sindaci. Sono gli stessi partiti i cui consiglieri comunali – quando si trovano all’opposizione – usano molto spesso l’esposto in Procura anziché l’interrogazione. Così facendo sperano che un pubblico ministero mandi un avviso di garanzia al sindaco, del quale sono pronti a reclamare le dimissioni. Se poi capita che arrivi una condanna in primo grado per abuso d’ufficio (quelle definitive sono rarissime) scatta la sospensione dalla carica. In tanti si sono quindi dimessi, salvo poi essere assolti in Appello o Cassazione – continua il parlamentare -. Ho raccolto 150 casi di sindaci di piccoli comuni colpiti da inchieste e processi per abuso d’ufficio e poi prosciolti o assolti. Ne ho fatto una pubblicazione: ‘Chi abusa dell’abuso’. Basta leggerla per rendersi conto dell’evanescenza di questo reato. Ovviamente Pd e M5s hanno votato per il mantenimento del reato”.

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