Novantatré secondi prima dell’impatto, Lubitz tentò di cambiare la rotta dell’Airbus: una manovra manuale che però non riuscì, perché il pilota automatico restò in funzione. Lo scrive Bild, citando il rapporto Bea sul disastro Germanwings. “È possibile che Lubitz abbia avuto paura della morte? Voleva evitare l’impatto?”, si domanda il tabloid. Ieri il rapporto della Bea aveva chiarito che Andreas Lubitz aveva provato la discesa di quota, manovra suicida utilizzata per far schiantare l’aereo di Germanwings il 24 marzo scorso, già sul volo di andata. E secondo gli atti non è chiaro se Lubitz avesse in mente solo di provare la manovra o volesse proprio mettere a segno il suo piano, subito, non riuscendovi per qualche motivo. Si tratta del piano criminale che, sulla tratta di ritorno, è costato la vita a 149 persone, oltre alla sua. Nel volo di andata “il controllo aereo ha chiesto una discesa di quota, ma poco prima il capitano era uscito, e il copilota ha quindi manipolato i tasti del pilota automatico facendo il gesto che poi ripeterà al ritorno”, ha spiegato un responsabile del Bea, dicendo che in quell’occasione “nessuno sospettò nulla”. Il volo oggetto dell’esame partì alle 7.10 dallo scalo tedesco. Nel cockpit c’erano il pilota di 34 anni e il copilota di 28. Alle 8.20 Lubitz resta solo. E quando dalla cabina di controllo gli suggeriscono di ridurre la quota, portandola da 37 mila a 35 mila piedi, lui ne approfitta per impostare una discesa fino a cento piedi: una quota limite. Questa manovra non sarebbe stata notata da nessuno anche perchè comunque Lubitz corresse nuovamente la quota, dopo essere sceso fino a 25.000 piedi, prima del rientro del comandante. È quella stessa discesa che fu invece effettuata realmente qualche ora dopo, sulla rotta inversa, che portava i passeggeri da Barcellona a Duesseldorf. Solo che stavolta il ventottenne non permise al pilota di rientrare in cabina, riuscendo così a provocare lo schianto dell’aereo. L’esperimento è una prova ulteriore, se ancora ve ne fosse bisogno, del fatto che Lubitz avesse pianificato nei dettagli la distruzione dell’Airbus che si schiantò fra le Alpi francesi quella mattina. Del resto le indagini avevano già fatto emergere che avesse fatto ricerche su internet sui metodi di suicidio e sulle misure di sicurezza del cockpit. Nel corso dell’inchiesta è stato anche chiarito come Lubitz fosse stato in cura in passato, prima di intraprendere la carriera di pilota, per tendenze suicide. E che la sua abilitazione a volare avesse traccia di quel precedente. L’idoneità a volare, però, ce l’aveva. Rilasciata da un centro medico della Lufthansa, che lo aveva ritenuto capace di volare.