Sul ritiro italiano dall’Afghanistan i nostri ministri degli Esteri Luigi Di Maio e della Difesa Lorenzo Guerini “dovrebbero darci una risposta. La nostra sede di Herat è lontana circa 1.000 km da Kabul. Perché non abbiamo iniziato sia pure in modo riservato, parcellizzato, per spezzoni e senza esibizione alcuna il ritiro del personale afghano in modo da non trovarci a giocare tutte le nostre carte in pochi giorni in quell’imbuto maledetto che l’aeroporto di Kabul?”. Così scrive Fabrizio Cicchitto sulle colonne del Tempo. “Nel passato i nostri servizi in Afghanistan erano molto quotati, al punto tale che Bush jr. fece a Berlusconi delle lodi esplicite. “Che fine ha fatto questo servizio? E vero che negli ultimi anni su 2.800 appartenenti all’Aise solo il 3% lavora al di fuori del Raccordo Anulare di Roma?”, chiede ancora Cicchitto gettando un’ombra sul lavoro diplomatico e strategico di Farnesina e Difesa.
Inoltre a Cicchitto non è piaciuta la situazione del nostro ambasciatore: “Francamente non ci ha per niente convinti il fatto che mentre gli ambasciatori tedesco, francese, inglese sono rimasti finora sul campo il nostro ambasciatore Sandalli è stato richiamato dalla Farnesina il primo giorno. Se le cose stanno così la Farnesina ha commesso un gravissimo errore. Nessuno, neanche un mago, può pensare di coordinare le cose da un ufficio dal ministero degli Esteri, mentre è in atto il caos di Kabul”, precisa. Cicchitto rende anche però omaggio al console Tommaso Claudi: “Poi, per carità, onore al merito per il console, che si è rivelato bravissimo, ma evidentemente sul terreno operativo”, chiarisce.
“Se ci sono due settori nei quali sono decisivi i gradi e i ruoli, questi sono l’esercito e la diplomazia. Se a Kabul ci sono state riunione di coordinamento e di consultazione fra ambasciatori chi ha rappresentato l’Italia a quel livello, forse l’ambasciatore Sandalli col telefonino dalla Farnesina? Come si è visto anche dalle immagini il console Tommaso Claudi è uno straordinario operativo che agisce mettendo a rischio la sua vita, ma il ruolo dell’ambasciatore è un altro e non può essere surrogato da nessuno”, analizza e conclude Cicchitto.