Ritorno in grande stile per gli Agnelli nel mondo dell’editoria. Dopo che per anni “l’Avvocato” è stato il “dominus” del Corriere della Sera, con una partecipazione in Rcs ceduta definitivamente solo nel 2016, e dopo una cessione di fatto de La Stampa proprio al gruppo Espresso, Exor – la finanziaria di famiglia – si compra l’intera Gedi, riprendendosi così il quotidiano torinese, ma anche la Repubblica, l’Espresso e le redditizie radio, fra cui Deejay.
Dopo un consiglio di amministrazione fiume lungo tutta la giornata e dopo gli scontri fra Carlo De Benedetti e i figli, a cui ha ceduto da tempo il controllo delle società di famiglia, Cir ha accettato la proposta di John Elkann, che ha messo sul piatto 102,4 milioni per la quota di controllo della società, che – assieme a quella già detenuta – lo porta oltre il 50% di uno dei principali gruppi editoriali italiani.
Exor, che già detiene un’importante quota dell’Economist, torna a giocare un ruolo da protagonista anche nell’editoria italiana. Il gruppo, che lancerà un’opa a 46 centesimi per azione su Gedi, lo stesso prezzo pagato a Cir, non intende procedere a spezzatini ma valorizzare le varie attività dell’azienda e puntare con decisione sul digitale.
“Con questa operazione ci impegniamo in un progetto imprenditoriale rigoroso, per accompagnare Gedi ad affrontare le sfide del futuro. Oltre a portare l’esperienza maturata nel settore, anche a livello internazionale, Exor assicurerà la stabilità necessaria per accelerare le trasformazioni sul piano tecnologico e organizzativo. Siamo convinti che il giornalismo di qualità ha un grande futuro, se saprà coniugare autorevolezza, professionalità e indipendenza con le esigenze dei lettori, di oggi e di domani”, ha detto John Elkann dopo l’operazione.
Cir, da parte sua, reinvestirà nella nuova società che la famiglia Agnelli creerà per lanciare l’opa e ne acquisterà un 5%.
“Dopo quasi 30 anni durante i quali siamo stati azionisti di controllo della società, desidero esprimere il più vivo ringraziamento a tutte le donne e gli uomini che hanno condiviso questo lungo percorso, che ha visto il gruppo contraddistinguersi sempre per la qualità del proprio giornalismo, per la capacità di innovazione e per la lungimiranza ed efficacia della gestione, che gli hanno consentito di divenire il primo editore di quotidiani in Italia, il leader nell’informazione digitale, uno dei più importanti editori nel settore radiofonico e di affrontare con capacità di anticipazione e incisività la lunga crisi del settore. Passiamo il testimone ad un azionista di primissimo livello, che da più di due anni partecipa alla vita della Società, che conosce l’editoria e le sue sfide, che in essa ha già investito in anni recenti e che anche grazie alla propria proiezione internazionale saprà sostenere il gruppo nel processo di trasformazione digitale in cui esso, come tutto il settore, è immerso”, ha spiegato Rodolfo De Benedetti.
La Gedi moderna è il frutto della fusione avvenuta nel 2017 tra la Gedi stessa e Itedi, la ex capofila delle testate Il Secolo XIX e La Stampa. Con quell’operazione, la società si rafforzò ulteriormente nel panorama dell’editoria italiana, aggiungendo ai quotidiani storici del Nord Ovest dell’Italia quelli che facevano capo al gruppo De Benedetti, a partire dalla testata storica la Repubblica. A questi tre, vanno sommati i 13 quotidiani locali di Finegil: Gazzetta di Mantova, Il Piccolo di Trieste, Il Tirreno, La Provincia Pavese, Gazzetta di Modena, Gazzetta di Reggio, La Nuova Ferrara, Messaggero Veneto, Il Mattino di Padova, la Tribuna di Treviso, la Nuova di Venezia e Mestre, la Nuova Ferrara, Corriere delle Alpi, oltre al trisettimanale la Sentinella del Canavese.
Tra i periodici, Gedi annovera un’autentica corazzata come il settimanale L’Espresso e un gioiellino come la rivista di geopolitica Limes. Oltre alla concessionaria Manzoni, una delle principali realtà del settore in Italia, la società può contare sul profittevole polo delle radio, a partire da Radio DeeJay e Radio Capital.
Gedi ha chiuso i primi 9 mesi del 2019 con un fatturato pari a 441,5 milioni di euro, un margine operativo lordo di 35,9 milioni, mentre l’ultima riga del conto economico ha riportato una perdita 18 milioni, con un indebitamento pari a 118 milioni al 30 settembre scorso.