Per il trasporto aereo italiano, il 2022 si apre nel peggior dei modi. L’invio delle lettere di licenziamento ai 1322 dipendenti di Air Italy ha reciso la speranza di un miracolo in extremis per prorogare per un anno la cassa integrazione guadagni. Con questo epilogo, si complica la crisi acuta in cui da tempo versa il settore e che il Covid non ha fatto altro che aggravare.
Air Italy: per la compagnia in liquidazione dal febbraio del 2020 si chiude una storia di quasi 60 anni. A concepire il progetto di una compagnia aerea di base in Sardegna, con uno dei suoi principali hub in Costa Smeralda, era stato il principe ismaelita Karim Aga Khan. Nel 1963 nasceva, infatti, Alisarda. Negli anni la compagnia numerose ristrutturazioni e riorganizzazioni. Da Alisarda è diventata Meridiana, poi Meridiana Fly e infine Air Itay. A più riprese, si è anche parlato di una fusione tra Alitalia e Meridiana, l’ultima volta è stata nel 2013. Operazione smentita e mai decollata perché le due compagnie hanno scelto strade diverse con partner diversi anche se geograficamente vicini. In Alitalia atterra, con la quota di minoranza del 49% (per non perdere i diritti di volo in Ue), Etihad, la compagnia di Abu Dhabi. In Air Italy entra Qatar Airways sempre con il 49% e il decollo avviene nel febbraio del 2018 con il cuore operativo che si trasferisce a Malpensa. L’obiettivo allora dichiarato era di trasportare 10 milioni di passeggeri nel 2022.
“Incredibile e inaccettabile la vicenda dei lavoratori di Air Italy, la seconda compagnia aerea italiana. Ieri sono arrivate le lettere che lasciano 1322 persone in mezzo a una strada e condannano a morte un altro pezzo di trasporto aereo italiano. Nell’inerzia più assoluta del ‘governo dei migliori’, che proroga il reddito di cittadinanza ma non difende il lavoro vero degli italiani“. Un commento di fuoco quello che Giorgia Meloni posta dai suoi profili social. Il dramma dei lavoratori di Air Italy è l’emblema di un fallimento. La raffigurazione plastica dell’incapacità di tutelare il lavoro vero. La prova provata che il reddito di cittadinanza rifinanziato e irrobustito in manovra, al netto di furbetti e quant’altro, non produce lavoro.
Giorgia Meloni utilizza due aggettivi precisi “incredibile e inaccettabile” per delineare l’esito drammatico per le famiglie dei 1.322 dipendenti. La compagnia aerea è in liquidazione, c’è il licenziamento con effetto immediato. A sancire la fine di un percorso durato quasi quattro anni (tra attività lavorativa e ammortizzatori sociali). Le lettere, anticipate via mail, sono datate 2 gennaio. Nessun preavviso ma il pagamento dell’indennità sostitutiva. “Come lo dirò a mio figlio?” è lo sconcerto di un padre, intercettato da Repubblica.
‘‘Il governo non ha fatto niente e la cosa è abbastanza sconcertante”. E’ la denuncia che arriva dal segretario generale della Uiltrasporti, Claudio Tarlazzi, dopo l’invio delle lettera di licenziamento per i lavoratori di Air Italy.”Si sono salvate aziende di altri settori, mentre il trasporto aereo sembra settore senza nessun interesse per il governo”, evidenzia Tarlazzi. Per i lavoratori delle compagnie aeree italiane il futuro è molto a rischio. Non per i percettori del reddito di cittadinanza.
”Siamo molto preoccupati -continua Tarlazzi- perché avevamo messo sul tavolo due proposte precise: avere ammortizzatori sociali in deroga alla normativa e in assenza dell’azienda, come è avvenuto per Alitalia; e poi costituire un bacino di riferimento per tutto il settore del trasporto aereo: dove far confluire queste persone per mantenere le certificazioni e le abilitazioni. Si tratta di misure necessarie per non perdere il patrimonio di professionalità e trovare presto nuova occupazione quando il settore si riprenderà dopo la pandemia. Il governo non ci da dato alcuna risposta”.
Aggiunge il segretario generale della Fit- Cisl, Salvatore Pellecchia: ”Con il governo non siamo riusciti nemmeno a parlare’‘. ”Le professionalità del trasporto aereo non si trovano sul mercato. E sono necessari tempi significativi per la formazione, non possiamo lasciarli andare. Si tratta di politiche attive del lavoro di cui tutti parlano, ma quando bisogna metterle in atto sembrano distratti”.
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Ita Airways: è in uno scenario estremamente complesso che la neonata compagnia gioca la sua scommessa nel 2022. Il suo debutto è avvenuto il 15 ottobre scorso dopo che, il giorno prima, è calato il sipario sulla vecchia Alitalia. Ita è decollata con 2800 dipendenti, di cui 1250 staff e 1.550 personale navigante, e 52 aerei. Una compagnia ‘mini’ ma che, hanno assicurato più volte i vertici, ha le giuste dimensioni per rispondere alla domanda dell’attuale fase mercato. La prospettiva è quella di arrivare a 76 aerei il prossimo anno. Di conseguenza saliranno anche i dipendenti. Il personale del perimetro aviation aumenterà di 1.000 unità nel 2022 per arrivare a 5.750 nel 2025. Intanto, nelle settimane scorse Ita ha confermato l’ordine per 28 aerei Airbus e con i sindacati ha firmato l’accordo che applica il contratto collettivo nazionale, che supera il regolamento aziendale con il quale si era partiti. La compagnia sta stringendo accordi di code share ma la partita industriale più importante che l’attende è quella dell’alleanza strategica. Non c’è dubbio che il 2022 imporrà grandi sfide a Ita Airways.