Al Teatro Brancaccino di Roma, in scena fino al 14 gennaio, ‘Quasi Natale’ con la regia di Francesco Lagi

Riceviamo, e volentieri pubblichiamo, le considerazioni  di Barbara Lalle su ‘Quasi Natale’,  in scena al Teatro  Brancaccino di Roma. 

Quasi Natale’  è un atto unico, senza interruzioni di emozioni e di intimità,   e sarà in scena fino al 14 gennaio nella sala Off del Brancaccio, Teatro del rione Monti di Roma.

Nel testo si parla di tre fratelli che devono andare a fare visita alla loro madre ricoverata  in fin di vita all’ ospedale. Non la si vedrà mai in scena, ma si sa che la donna si è portata dietro l’unico strumento di soddisfazione personale: il telecomando. Un oggetto transizionale che possiamo immaginare,  per la vecchina in nosocomio,  simboleggi la realtà, così  come un pelouche ha la stessa funzione rassicurante  per un bambino portato  all’asilo. Tutti  cercano il telecomando,  ma solo in seguito lo ritroveranno nella vestaglia della madre, dopo aver  tentato, senza risultato,  di accendere il televisore dell’ospedale con un telecomando sbagliato.

La relazione tra i quattro personaggi è il centro della storia: ‘Quello che ci fa ridere e commuovere di loro, fra segreti non detti e liti sopite, accensioni di rabbia e confronti liberatori, è un’umanità piena e senza difese, che la casa della loro infanzia e l’assenza della madre dispiegano in modo potente. Sullo sfondo di questi giorni c’è un alberello di Natale che scandisce il loro buio e la loro luce, i loro slanci e le loro incertezze, il loro battito del cuore’, dice Francesco Lagi, autore e regista della messinscena.

Parliamo di una donna anziana, madre di tre figli, totalmente incapace, e lo si scoprirà, che nasconde segreti o li condivide, in modo dannoso, con i figli che, loro malgrado, divengono suoi complici. Lo spettatore,  ovviamente, formula interiormente  un  pessimo giudizio sulla donna.

La figura del padre, scomparso in precedenza, è particolarmente sfumata, non presente neanche nei ricordi.  Non lascia particolari impronte nell’animo dei figli, perchè presente esclusivamente come assenza. Singolare la presenza di Michelino,   figlio che vive all’estero, in simbiosi  con il suo smartphone, portato, in passato,  dalla  madre negli incontri con il suo amante. E’ un meccanismo perverso che lo vede godere della ‘fiducia’ della madre che lo coinvolgeva nelle sue tresche.

Miriam, che ha conosciuto Michelino nella sala d’attesa in un  aeroporto,   presentata ai fratelli come la sua fidanzata, diventa un’enzima per il gruppo familiare. E’ quasi uno spirito familiare, una sorta di ‘bella ‘mbriana’, una ‘sciamana’, figlia di una sciamana di Forlì …

Entra dentro la loro casa come se anche lei ci fosse sempre stata, sa prendere i tre,  ognuno per le loro pazzie,  ed è l’artefice di una reunion tra fratelli che viene condotta e guidata da lei. Stabilisce subito una comunicazione con i vivi,  e anche con i morti, con affettività e pendolini esoterici, inscena una psicomagia,  che a nobilitarla potremmo definirla ‘jodoroschiana della Coop’, a basso prezzo di mercato, con  cui evoca le presenze nella casa e i fantasmi dell’animo.

La pièce scritta e diretta da Francesco Lagi è il dispiegamento di un dialogo interiore ed esteriore tra questi personaggi intorno ad un lampeggiare ‘funzionale o disfunzionale’ delle luminarie di Natale.

Un pò come loro, un pò come le loro pazzie: ogni tanto riescono ad essere delle  persone normali, ma ad un certo punto anche loro vanno in cortocircuito e il loro cervello si spegne, per poi riaccendersi, proprio come l’alberello natalizio.

Siamo nel momento presente, con una scenografia completa ed essenziale così come lo sono  i loro  costumi, sempre funzionali al racconto. C’è l’antico e c’è il contemporaneo, lo smartphone ed il telefono a disco,  che è ancora nella casa, quella vecchia casa  che si è fermata insieme ad uno dei  tre fratelli, Isidoro, il quale  si definisce  un ‘sacrificato’.   Non si capisce cosa fa  nella vita reale.

Infine c’è Chiara, la sorella matta che ogni tanto molla un cazzotto: violenza eterodiretta e psichiatrica. In scena manie e dissesti familiari,  che i fratelli in buona fede, ma senza consapevolezza, vorrebbero prendersi in carico ma non sono in grado di farlo.

La qualità degli attori è valida, ma discontinua. Ma,  le prime si sa, sono sempre le rappresentazioni più difficili.  Di certo c’è  un’ondulazione emozionale,  con una media costante e lineare. Non mi sono annoiata mai, un’ora e 40 di testo equilibrato, buono e con dialoghi verosimili. Forse è un po’ scontato, ma non sono scontate le famiglie?.

In scena ci sono tutti gli  stereotipi: c’è chi  è rimasto in famiglia, chi è ‘scoppiato’ ma è riuscito a raggiungere i propri successi professionali e c’è la ‘matta di famiglia’. Tutto è raccontato, mai vissuto. E’ il racconto di una manciata di giorni, di un ‘Grande Fratello’ fra fratelli. Non aggiunge ma racconta. Parla di malinconia, di passati e  futuri non risolti,  perchè non è mai  risolto il passato sospeso a metà.

E’ possibile immedesimarsi,  ed identificarsi,  con i personaggi perché la storia è molto comune. I personaggi, seppur sopra le righe,  non sono caricaturali ma persone con i loro tic e i loro disagi, senza per questo essere delle macchiette.

Sono bizzarrie comuni trascorse tra  strani allenamenti fisici e fallimenti  imprenditoriali a ripetizione.

E’ una tragicommedia che vede la fine con i personaggi riuniti intenti a mangiare polpette. Potrebbero   rimanere a vivere lì, tutti insieme, cercando  di risolvere il passato per poter  essere padroni del proprio futuro.

Arrivano forti  applausi per gli attori.  Anna Bellato, Francesco Colella, Silvia D’Amico e Leonardo Maddalena, hanno  difficoltà a ringraziare il pubblico, visto che le loro  le bocche erano piene e masticanti.

La domanda che mi sono posta è: le polpette di scena sono quelle dell’Ikea?

‘Quasi Natale’ nel corso degli anni ha ottenuto molteplici riconoscimenti: nel 2013 Menzione speciale premio Dante Cappelletti – Anime morte e Spettacolo InBox Zigulì, l’anno successivo ha vinto il Festival Troia Teatro e nel 2015 la Selezione InBox – Le vacanze dei signori Lagonia.

Barbara Lalle

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