POMPEII THEATRUM MUNDI
Teatro Grande di Pompei
19, 20, 21 luglio 2018 | ore 21.00
Eracle
di Euripide
direttore artistico Roberto Andò
traduzione Giorgio Ieranò
regia Emma Dante
scene Carmine Maringola
costumi Vanessa Sannino
musiche di scena Serena Ganci
coreografie Manuela Lo Sicco
disegno luci Cristian Zucaro
direttore di scena Mattia Fontana
assistente alla regia Federico Gagliardi
assistente scenografo Roberto Tusa
assistente ai costumi Peggy Sturm
coordinatore allestimenti Marco Branciamore
costumista assistente e responsabile sartoria Marcella Salvo
progetto audio Vincenzo Quadarella
responsabile settore scenograficoAntonio Cilio
responsabile trucco e parrucco Aldo Caldarella
personaggi e interpreti
Anfitrione Serena Barone
Megara Naike Anna Silipo
Lico Patricia Zanco
Eracle Mariagiulia Colace
Iris Francesca Laviosa
Lyssa Arianna Pozzoli
Messaggero Katia Mirabella
Teseo Carlotta Viscovo
Figli di Eracle Sena Lippi, Arianna Pozzoli, Isabella Sciortino
Corifeo Samuel Salamone
danzatrici
Sabrina Vicari, Mariella Celia, Silvia Giuffré
musiciste Serena Ganci, Marta Cannuscio
(Accademia d’Arte del Dramma Antico sezione Scuola di Teatro Giusto Monaco)
coro
Alessandro Accardi, Mauro Cappello, William Caruso
Antonio Cicero Santalena, Alessandro Di Feliciantonio, Giacomo Lisoni
Andrea Maiorca, Roberto Mulia, Salvatore Pappalardo
Stefano Pavone, Riccardo Rizzo
durata dello spettacolo 1h e 30’
ERACLE
note di regia
Dentro un corpo maschile, muscoloso e arrogante, l’eroe ostenta la sua forza, si mette a tu per tu con gli dei, esalta la sua potenza con l’ambizione di diventare un dio. Di contro, le donne figlie madri e mogli degli eroi, aspettano, subiscono, si sacrificano, vanno in esilio o negli inferi, rassegnandosi a vite solitarie e prendendo su di sé le colpe dei padri e dei mariti. Cosa succede se una femmina incarna l’eroe, rappresentando la sua potenza e la sua fragilità con l’armonia nei fianchi e la durezza nello sguardo? Cosa succede se il maschio-eroe del mito diventa bianco e lieve come una nuvola?
In Eracle mi interessa la fragilità, perchè non è la forza nè il potere a renderlo virile. È la sua anima e il suo coraggio a fare di lui un essere umano, non certo i suoi muscoli. È un semidio invincibile solitario e nevrotico, che all’apice della tragedia gira i tacchi ed esce di scena, non cerca il sacrificio della pena per i suoi delitti, ma fugge dal dolore seguendo il consiglio dell’amico del cuore. È umano Eracle. La sua storia non è più una tragedia ma appartiene al dramma della riconciliazione. Posseduto e deviato da Lissa e Iride, stermina la famiglia ma nonostante ciò, a differenza di Aiace o Edipo re, Eracle si salva lasciando ad Anfitrione la sepoltura dei figli e della moglie.
Il suo cammino è circolare, di appartenenza a due mondi: l’aldilà e l’aldiqua. E anche se il regno dei morti è la sua meta più ambita, il nostro eroe è terreno, materno, pieno di contraddizioni e di dubbi. Un semidio ermafrodito che ha dentro di sé maschio e femmina intimamente uniti.
Penso a un gioco teatrale con regole nuove, mi allontano dall’antichità delle forme canoniche e invito un cast al femminile di ricoprire tutti i ruoli senza distinzione di genere, così come i greci giocavano a interpretare le donne in scena. Penso a una comunità androgina, dove il potere viene fatto a pezzi e sostituito dal candore dell’infanzia, dalla purezza. Penso al rapporto tra la donna e il mito in cui stavolta è la donna a misurarsi con la leggenda.
Emma Dante