Al Teatro Mercadante di Napoli dal 4 al 15 gennaio ‘Il piacere dell’onestà’

In scena al Teatro Mercadante di Napoli dal 4 al 15 gennaio 2017 lo spettacolo Il piacere dell’onestà (che sostituisce il precedente titolo La creatura del desiderio) di Luigi Pirandello prodotto dal Teatro Stabile di Napoli–Teatro Nazionale e Teatro Stabile di Catania, con la regia di Antonio Calenda. Le scene e i costumi sono di Domenico Franchi, le musiche di Germano Mazzocchetti.

Capitanato da Pippo Pattavina nel ruolo del protagonista Baldovino, il cast degli interpreti è formato da Debora Bernardi in La signora Agata Renni, Valentina Capone in La signora Maddalena e madre di Agata, Fulvio D’Angelo in Il marchese Fabio Colli, Francesco Benedetto in Maurizio Setti, cugino del marchese, e ancora , Santo Pennisi in Il parroco di Santa Marta, Marco Grossi in Marchetto Fongi e portaborse, Giulia Modica in Mariuccia, la cameriera.

Per l’attore Pippo Pattavina lo spettacolo segna l’incontro con il personaggio pirandelliano, Baldovino, che fu del grande Ruggero Ruggeri alla prima rappresentazione al Teatro Carignano di Torino nel 1917, che suscitò l’ammirazione di Antonio Gramsci.

La tematica del plot in tre atti, ispirati a Pirandello dalla sua novella ‘Tirocinio’ del 1905, pone interrogativi etici ed esistenziali, come evidenzia il regista Antonio Calenda nelle sue note: «Un uomo di magrittiana memoria, metafisico simbolo di un Novecento in cerca di riscatto, irrompe sulla scena di un dramma piccolo borghese, portando nella sua borsa l’arguzia di una logica disarmante e aliena al senso comune. È chiamato dalla sorte a salvare un’onestà, a divenire l’onesto marito di una giovane e l’onesto padre di un nascituro, illegittimo frutto di una passione clandestina. A questo infame patto stretto con l’amante della giovane e avallato dal complice silenzio della madre, egli porrà una sola condizione: il rispetto rigoroso di un’onestà formale ma assoluta. ‘Onesto io, onesti tutti. Per forza!’. Ma è possibile incarnare un ideale di onestà senza rinunciare all’umanità del sentire, alle pulsioni della carne che urla le sue ragioni? Quando la forma serve solo a mascherare le bestialità dell’essere umano non è che convenzione sociale. Ma se un uomo decide, portato dalle circostanze, di divenire sostanza di quella forma, cosa accade? Come interagire, in un universo umano regolato dalle ipocrisie, con l’integrità, con la coerenza, con l’autentica onestà?.

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