Al Teatro San Ferdinando di Napoli in scena ‘Miseria e nobiltà’ con Lello Arena fino al 5 gennaio

Miseria e Nobiltà è la celebre  commedia di Eduardo Scarpetta, scritta nel 1887, che narra la vicenda dello scrivano  Don Felice e di Don Pasquale che si fingono parenti del marchesino Eugenio perché questi possa ottenere la mano della figlia di un ex cuoco arricchito.

La commedia ha come protagonista Felice Sciosciammocca, celebre maschera di Eduardo Scarpetta, e la trama gira attorno all’amore del giovane nobile Eugenio per Gemma, figlia di Gaetano, un cuoco arricchito. Il ragazzo è però ostacolato dal padre, il marchese Favetti, che è contro il matrimonio del figlio per via del fatto che Gemma è la figlia di un cuoco. Eugenio si rivolge quindi allo scrivano Felice per trovare una soluzione. Felice e Pasquale, assieme alle rispettive famiglie, si introdurranno a casa del cuoco fingendosi i parenti nobili di Eugenio. La situazione si ingarbuglia poiché anche il vero Marchese Favetti è innamorato della ragazza, al punto di frequentarne la casa sotto le mentite spoglie di Don Bebè. Il figlio, scopertolo e minacciatolo di rivelare la verità, lo costringerà a dare il suo consenso per le nozze.

Nel ruolo di Felice, Lello Arena. Con lui recitano Andrea de Goyzueta (Pasquale), Raffaele Ausiello (Eugenio il figlio del Marchese Favetti e Biase voce fuori campo), Fabio Rossi (Marchese Ottavio Favetti), Luciano Giugliano (Gaetano), Marika De Chiara (Gemma, sua figlia), Sara Esposito (Luigino, figlio di Gaetano), Giorgia Trasselli (Concetta, moglie di Pasquale), Maria Bolignano (Luisella, moglie di Felice), Carla Ferraro (Bettina), Irene Grasso (Pupella, figlia di Pasquale e Concetta), Fabio Rossi (Gioacchino Castiello), Alfonso Dolgetta (Vicienzo), Veronica D’Elia (Peppeniello, figlio di Felice). La regia è affidata a Luciano Melchionna, l’adattamento è dello stesso Melchionna insieme a Lello Arena, ideazione scenica di Luciano Melchionna, le scene di Roberto Crea, i costumi di Milla, le musiche di Stag.

Nel 1953 Miseria e Nobiltà venne  allestita da Eduardo De Filippo, con  una versione che verrà registrata per la televisione nel 1955.

In realtà la commedia è straordinariamente nota per la trasposizione cinematografica del 1954 a colori di Mario Mattoli con Totò, Sofia Loren e Carlo Croccolo,  che offrono una visione più leggera della commedia di Scarpetta.

Grande commozione, ancora oggi,  danno le immagini di Eduardo e Totò, due miti stratosferici, nella scena in cui   mangiano gli spaghetti con le mani.

 ‘Miseria e nobiltà’ di Eduardo Scarpetta è impostata  sul tema della fame e la miseria della vita che viene riproposto nell’adattamento di Luciano Melchionna, che ne firma la regia, e di Lello Arena, che ne è protagonista nei panni di Sciosciammocca. Arena interpreta un ruolo che è stato di Scarpetta, Eduardo e Totò, dando al ruolo una lettura e una interpretazione sì farsesca,  ma allo stesso tempo vivace e verace, rendendola, e di fatto,  tragicomica. Una lettura che ‘tratta di miseria e miseria’, come afferma Felice/Lello Arena,  e non di miseria e nobiltà. Una nobilissime e umanissima miseria che vivono personaggi sempre con lo stomaco vuoto, senza un lavoro, senza una lira in tasca, che hanno impegnato tutto,  hanno debiti con il padrone di casa e con il salumiere. Una commedia divisa in egual parti da animi incattiviti, con le donne in continui litigi, e solidarietà maschile, il tutto vissuto in uno scantinato pieno di roba dismessa.  Resta la vivacità napoletana in possesso, e senza dequalificarsi, dell’arte di arrangiarsi, anche attraverso il sogno e l’illusione. Il tutto   si vede sul palco con i protagonisti che accettano di fare la recita vestiti da gran signori, con un  nuovo ricco che non riesce a distinguere tra  la finezza di un autentico aristocratico e le esagerazioni di chi improvvisa. Nel finale, e d’obbligo, i giovani vanno a nozze, le famiglie si riuniscono, con il conte che viene smascherato nella sua miseria morale. In realtà, fuori da commedia, il napoletano è, archetipicamente, un minimo filosofo stoico tendente all’epicureismo. Cos’è l’epicureismo napoletano? L’epicureismo napoletano è dato, fuori di ogni dubbio, dal pariamiento e dal pariare. Se si viene invitati per  andare a pariare,  o se  dicono che in una determinata situazione si parea/c’è pariamiento, vuol dire per l’appunto che ci sarà da divertirsi. La realtà di base che si può vivere, fatta di miseria, di disperazione o altro, viene azzerata e dimenticata nel vivere sulla propria persona il pariamiento. Felice Sciosciammocca e  Pasquale non impersonano,  o recitano, il ruolo degli aristocratici,  ma ‘pareano’ e lo fanno in modo magico e straordinario. Spirito partenopeo.

Luciano Melchionna fa vero e autentico spettacolo col testo di Scarpetta anche  attraverso il  chiaroscuro offerto sulla scena   dagli interpreti,  a partire da Lello Arena. Il regista nelle sue note di regia scrive: ‘Miseria e nobiltà. Miseria o nobiltà? Una cosa è certa, l’una non esisterebbe senza l’altra, così come il palazzo signorile, affrescato e assolato, non starebbe in piedi senza le sue fondamenta buie, umide e scrostate. Un perfetto ecosistema: senza un solo elemento, crolla l’intera ‘architettura’. In uno scantinato/discarica, mai finito e mai decorato, dove si nascondono istinti e rifiuti, tra le ceneri della miseria proliferano e lottano per la sopravvivenza ‘ratti’ che presto, travestiti da ‘cani o gatti’, sgomiteranno per salire alla luce del sole. Sono personaggi che trascinano i propri corpi come fantasmi affamati di cibo e di vita. ‘Ombre si dice siano, queste maschere, ombre potenti’ in bilico tra la miseria del presente e la nobiltà della tradizione, intesa come monito di qualità e giusto equilibrio. In un pianeta dove i ricchi sono sempre più ricchi, grazie ai poveri che sono sempre più poveri, non ci resta che… ridere. E qui Lello Arena giunge perfetto erede di quella maschera tra le maschere che appartenne a Eduardo e ai suoi epigoni. Ancora oggi, tra commedia dell’arte e tragicomica attualità, i personaggi di Scarpetta, privi di approfondimento psicologico, vivono e scatenano il buonumore e le mille possibili riflessioni che l’affresco satirico di un’intera umanità può suggerire. Un’opera comica, dunque, per anime compatibili con la risata, in attesa del miracolo. ‘E cos’è il teatro se non il luogo dove il miracolo può manifestarsi?’ Tutto vive di nuovo e chissà che il sogno presto diventi realtà. Intanto, signore e signori, godiamoci le gesta goffe ed esilaranti di chi inciampa tra ‘miseria e… miseria”.

Nello storico Teatro San Ferdinando fino al 5 gennaio

MISERIA E NOBILTA’ di Eduardo Scarpetta

con protagonista Lello Arena su regia di Luciano Melchionna

    

Rosaria Palladino

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