Al Teatro Trastrevere di Roma in scena ‘La Voce Umana’, di Jean Cocteau, regia di Rosario Tronnolone

È andato in scena al Teatro Trastevere in Roma La Voce Umana, di Jean Cocteau, con Siddharta Prestinari, per la regia di Rosario Tronnolone.

È difficile dire ancora o meglio di un testo del quale è stato già detto tutto e che costituisce oramai per tradizione una prova attoriale. Convince quella, intensissima, di Siddartha Prestinari che in meno di un’ora porta in scena la mise en abîme di una donna devastata dall’eutanasia di un sentimento amoroso ancora vivo in lei ed al quale è invece costretta a rinunciare.

Lo spettacolo consta di un atto unico, una sola scena e un solo personaggio parlante. Tronnolone rimane fedele al copione ed alle indicazioni di Cocteau che nella sua prefazione alla pièce, nel 1930, scriveva:

“Era quindi necessario puntare sulla massima semplicità: un atto, una camera, un personaggio, l’amore, e il comune accessorio dei drammi moderni, il telefono.”

Ed è esattamente questa la scena che si offre allo spettatore non appena entrato in sala: una donna in négligé nero, riversa a terra, inerte, tra le pareti di una stanza spoglia. Accanto a lei un telefono,  strumento del suo martirio. Lo fissa, lo sfiora, lo cova perfino. Attende. Fino a quando il telefono squilla, dando inizio al suo monologo-dialogo con l’uomo che l’ha lasciata. Da quel momento parlerà, in piedi, seduta, di schiena, di faccia, di profilo e ascolterà, dando forma al silenzio con la sola voce del corpo. Da quel momento lo spettatore sarà chiamato ad ascoltare la voce umana, quella che ci accomuna tutti, modulata secondo le diverse tappe del dramma interiore: dalla pretesa accettazione, alla disperazione, al desiderio di morte, alla concitazione, alla condiscendenza, alla furberia, alll’elaborazione dell’abbandono,  alla tristezza sempre più profonda, fino al disperato proclama del proprio amore straziato.

“Il personaggio è una vittima mediocre, totalmente innamorata, che tenta un solo inganno: tendere un appiglio all’uomo perché confessi la sua menzogna e non le lasci quel meschino ricordo. L’autore vorrebbe che l’attrice desse l’impressione di sanguinare, di perdere il sangue come una bestia ferita, di terminare l’atto in una camera piena di sangue.”

La Voce umana fu scritta da Cocteau con il preciso intento di “infrangere il peggiore dei pregiudizi: quello del giovane teatro contro le scene ufficiali”, ad uso e consumo di un “pubblico -ancora- avido di sentimenti”.

A quasi un secolo dalla sua pubblicazione, ci troviamo al cospetto di un testo ancora attualissimo perché scevro da ogni forma di retorica, unicamente denso di sentimenti primitivi e quindi immortali.

Grazie alla ispirata interpretazione di Siddharta Prestinari e alla discreta eppur sapiente regia di Rosario Tronnolone ci viene restituito nella sua semplice e abbagliante potenza. Un atto, una camera, un personaggio, l’amore, e il comune accessorio dei drammi moderni, il telefono.

Giorgia Nicodemi

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